MIGNANO MONTELUNGO. Era il 25 marzo del 1952 quando 41 lavoratori perirono nella tragedia di Cannavinelle a seguito di una violenta esplosione, nellacquedotto in costruzione di Mignano Montelungo.
Opera realizzata per convogliare le acque del Volturno, necessarie al funzionamento della centrale elettrica. Erano gli anni 50, appena usciti dal secondo conflitto mondiale, dove la politica di sviluppo voluta dal Governo mirava alla ricostruzione. Quella che tutti ricordano come la tragedia di Cannavinelle è stato il duro prezzo pagato per lo sviluppo ed il riscatto delle popolazioni del Sud dItalia. Il progetto dellinfrastruttura prevedeva la perforazione del Montelungo, partendo contemporaneamente da due versanti del monte, per la realizzazione di un imponente acquedotto, in termini tecnici definito Galleria di derivazione Enel. Tra le vittime del disastro, provocato dalla deflagrazione di un riserva di materiale esplosivo, lAntonite, adoperato per lavanzamento dei lavori di scavo, trovarono la morte 41 lavoratori.
Nella tragedia morirono lavoratori delle città casertane di Mignano Montelungo (Cerullo Remo, DErmo Gabriele, Proietti Giuseppe), di Presenzano (Caimano Raffaele e Cozzone Antonio), di Recale (Delle Curti Onofrio), di Vairano Patenora (Grandi Giuseppe) e di Pastorano (Magliocca Giuseppe). La tragedia ebbe una grandissima eco in tuttItalia e gettò nella disgrazia intere famiglie. Il cantiere venne aperto nellottobre del 1949 e, alla data della tragedia, era stato portato quasi completamente a termine. Mancavano gli ultimi lavori di rifinitura per poter collaudare la galleria. Era un lavoro routinario, molto faticoso, e al limite della sicurezza. Come riferirono allepoca alcuni superstiti, i rischi erano molto alti, e tutto dipendeva dallesperienza e dalla praticità degli stessi lavoratori, nell evitare sinistri ed infortuni. Era una mattina come tutte le altre, mentre quel 25 marzo del 1952 si trasformò in una grande tragedia, alla quale oggi, ad onor del vero, non è stato dato il meritato ricordo. Intorno alle ore 11.00, un forte boato creò un clima di allarme. Lesplosione procurò uno spostamento daria di forte intensità, tanto da spegnere le lampade delle maestranze. Al rumore seguì un cerchio di fuoco e un fitto fumo che rese subito laria irrespirabile. Pochi attimi dopo, il cerchio di fuoco andò incontro ai lavoratori e per molti furono questi gli ultimi attimi di vita. Un epilogo drammatico che oggi chiede il meritato ricordo, non tanto per il valore in sé, ma quanto per linsegnamento che può dare alle future generazioni.
Sono gli esempi di vita come questi, immolati al lavoro, che portano ad una profonda riflessione. Che fanno pensare al pesante sacrificio dei nostri predecessori per la crescita e lo sviluppo del paese. Che fanno pensare al valore del lavoro, un valore mai tramontato, alle condizioni di lavoro degli operai, (tema molto attuale, con la piaga delle morti bianche). Di fronte a tutto ciò ognuno deve sentirsi in debito e contribuire insieme, al progresso della comunità, con la convinzione che il sacrificio di ieri non possa essere mai profanato, e che venga, invece, inteso come il solco tracciato sul quale continuare il retto cammino che porta allappagamento della persona, al progresso sociale ed economico.
Con decreto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nr. 276 del 27 novembre 2007) venne conferita la decorazione della Stella al Merito del Lavoro, alla memoria, con il titolo di Maestro del Lavoro ai 41 lavoratori della tragedia di Cannavinelle (territorio del comune di Sesto Campano). E proprio qui nasce il giallo che è stato chiarito dallo stesso Presidente della Repubblica. Infatti, con nota prot. nr. 220 del 14 gennaio 2008, il sindaco della città di Mignano Montelungo chiede a Napolitano di rettificare il precitato decreto nella parte in cui attribuisce la località Cannavinelle al territorio del comune di Sesto Campano (Isernia) e non, invece, al territorio della città di Mignano Montelungo. Finalmente, dopo attenta ricostruzione dei fatti sulla Gazzetta Ufficiale nr. 280 del 29 novembre scorso è stato rettificato, finalmente, il decreto.