Rifiuti, arrestati due imprenditori legati al clan Belforte

di Redazione

carabinieriORTA DI ATELLA. Due imprenditori, Pasquale Di Giovanni e Giuseppe Buttone, titolari della Sem (Società ecologica meridionale), impegnata nello smaltimento rifiuti in Campania, sono stati arrestati per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso.

Buttone è il fratello di Maria, moglie del boss Domenico Belforte, capo dell’omonimo clan di Marcianise. Entrambi sono rinchiusi in carcere a regime detentivo 41 bis. La Sem gestisce impianti di smaltimento di fanghi in tre comuni della provincia di Caserta: Orta di Atella, Cuma e Marcianise. Di Giovanni, 50 anni, e Buttone, 47, avrebbero taglieggiato altri imprenditori del settore in provincia di Caserta e imposto la propria ditta negli appalti grazie al legame con il clan Belforte. La Guardia di Finanza e i Carabinieri del Noe hanno eseguito sequestri di beni e impianti. L’operazione, denominata “Scacco al re”, è stata condotta dalla Guardia di finanza di Marcianise e dai carabinieri del Noe di Roma e di Caserta.

Nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dalla Dda di Napoli, sono state già disposte: misure cautelari personali a carico di Camillo Belforte (figlio del capoclan Domenico) ed altri sodali del clan di Marcianise per reati concernenti la formazione di falsi certificati medici emessi a favore di esponenti dello stesso clan per consentire loro di fruire di misure cautelari meno afflittive rispetto a quella carceraria; arresto in flagranza di due estorsori e fermo dei tre mandanti (operazione “Pizzo sul pizzo”) appartenenti di spicco del clan Belforte per fatti estorsivi posti in essere ai danni di imprenditori operanti nel settore dei rifiuti.

Tra gli episodi, spicca quello della tangente estorsiva pagata dall’imprenditore direttamente nelle mani di Salvatore Belforte. Imprenditore che , dapprima, era stato avvicinato da Buttone e Di Giovanni e, successivamente, condotto, a ridosso delle festività natalizie, al cospetto del capoclan, presso la sua abitazione, per versargli venti milioni di vecchie lire.

L’operazione si pone in linea di continuità con alcune precedenti:

“Re Mida” nel corso della quale, il 24 novembre 2003, vennero tratti in arresto, per estorsione aggravata, 7 elementi di spicco del clan dei “Casalesi”, tra i quali Luigi Venosa, alias “Giggino ‘u cucchier”, condannato, in primo grado, a 12 anni di reclusione, sentenza confermata poi in Appello;

“Ultimo Atto” che portò, il 24 gennaio 2006, all’emissione di venti ordinanze di custodia cautelare per traffico illecito organizzato di rifiuti e disastro ambientale – anche a carico dello stesso Giuseppe Buttone – ed al sequestro di numerosi impianti in tutta Italia. Al dibattimento in corso è stata contestata nei confronti di Buttone e degli imputati Pellini l’aggravante della finalità dell’agevolazione del clan Belforte;

“Pronto Soccorso” quando vennero tratte in arresto, il 7 maggio 2007, 4 persone del clan marcianisano, tra cui Camillo Belforte, figlio del boss Domenico;

“Ecoboss” che, il 25 febbraio scorso, portò all’arresto, per traffico illecito di rifiuti, il capoclan Giorgio Marano di Aversa.

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