CASERTA. Sabato, 24 gennaio, ore 21, al Teatro Caserta, città di Pace, il regista Giovanni Meola, premio Enriquez
Le due opere sono state scelte da Meola per la loro complementarità ad «illustrare», in modo compiuto, luniverso pirandelliano nonché la nostra attualità. La sua regia è, come sempre, improntata allapparecchio dun quadro vivo, non paludato né che simpaluda; e in riscontro, Enrico Ottaviano, Luigi Credendino, Sara Missaglia hanno agio di renderci uninterpretazione che tocca con efficacia sia le corde del pathos che del brio, con picchi da risata e pianto o quasi; e questo mai con mezzucci. Loperazione di Giovanni Meola, dunque, si distingue da tante operazioni consimili, perché, rivelando una cifra stilistica ed artistica notevolmente superiore alla media, ci dimostra che è ancora possibile trattare lopera di un autore classico e straconosciuto senza scivolare nellovvia prosaicità dellordinario e del commerciale.
LUOMO DAL FIORE IN BOCCA Inizio nottata in una stazione ferroviaria: due uomini si incontrano e cominciano a parlare. Ma alle vacuità e quotidianità di uno ben presto si contrappone la feroce e ansiosa voglia di godere lattimo dellaltro che, condannato a morte da un tumore a forma di fiore sul labbro, racconta di una consapevolezza che solo il condannato a morte che sa di esserlo può raggiungere.
CECÈ Nella Roma post-unitaria Cecè, faccendiere e donnaiolo impenitente, riesce a truffare sia un commendatore venuto a ringraziarlo per un favore ricevuto che una splendida ragazza, che, per conquistare e mostrare agli amici, è beneficiaria di alcune cambiali che Cecè riesce abilmente a farsi restituire riuscendo a mantenere in piedi la stessa relazione con la ragazza.
note sul progetto
I due atti unici, uno drammatico laltro insolitamente brioso e leggero (CECÈ è peraltro il