PIEDIMONTE MATESE. Terra di passaggio e crocevia tra culture diverse, la Campania ha saputo conservare nei secoli la propria identità, conservando con cura le proprie tradizioni.
In questi luoghi il senso del sacro è ancor oggi il filo conduttore per penetrare nell’animo più profondo del popolo campano, che ha saputo esprimersi attraverso opere architettoniche ed artistiche di estremo valore. Basti pensare alle innumerevoli chiese affrescate, ai santuari e agli eremi. Il territorio della provincia di Caserta, poi, può essere considerato un museo all’aria aperta poiché, in ragione dell’antichissima frequentazione umana di questi luoghi, suggestive testimonianze architettoniche ed artistiche sono disseminate nelle dolci campagne che circondano i centri abitati. Visitare la provincia di Caserta permette d’immergersi in un ambiente incantato, dove la storia ha lasciato le sue impronte. Il paesaggio riporta al Medioevo e, ancor più il là nel tempo, a grandi civiltà antiche. Paesini arroccati e castelli eretti in posizioni strategiche per il controllo del territo rio e, tra la vegetazione, mura diroccate e strade lastricate, santuari costruiti su templi pagani, tombe e necropoli. L’arrivo nel Parco del Matese è previsto per la prima mattinata. Incontro con i nostri assistenti e trasferimento ad Ailano, paese dalle case bianche, edificato alla sommità di un colle. Visita delle rovine del Monastero benedettino di Santa Maria in Cingla, fondato nel medio Volturno poco prima del 748 per volontà del duca di Benevento Gisulfo II sui resti di una chiesa privata, San Cassiano, proprietà dello sculdascio beneventano saraceno. Importantissimo monumento medioevale, accoglieva, fino alla venuta dei Normanni, solo fanciulle nobili longobarde e, dopo due secoli dalla sua costruzion e, estendeva il suo dominio dalle valli del fiume Lete fino alle contee di Venafro e Teano. Scavi archeologici effettuati nel XIX secolo e all’inizio del XX, portarono alla luce sepolcri ed ossa, tronchi di colonne, capitelli, cornici e una parte del pavimento a mosaico della chiesa; Attualmente tra i resti del Monastero di Santa Maria in Cingla, si possono riconoscere il recinto e, tra quelli della chiesa abbaziale, larga quasi 20 metri, l’abside laterale destra e quella di sinistra, colonne e pietre. Prima del pranzo in ristorante tipico, sosta alla sorgente di acqua sulfurea, da cui sgorga acqua minerale acido solfidrica, che, prima della II Guerra Mondiale, veniva sfruttata per bagni termali. Oggi, è meta di visitatori per il caratteristico gusto dell’acqua e, pare, per i suoi benefici effetti dermatologici. Nel pomeriggio visita della Chiesa e del Convento di San Francesco, monumenti edificati per opera del conte Scipione Pandone nel XV secolo; furono possedute prima dai Frati Minori, poi dai Padri Serviti. Qui vengono conservate le mummie di Federico Pandone Conte di Cerro, di sua moglie e della figlia, morti nel Castello, nel XVI secolo. Si proseguirà, poi, con la visita di Alife che sorge sul luogo dove c’era la colonia romana di Alliphae, al centro di importanti vie di comunicazione e di una vasta rete di centuriazione del I secolo a.C. ancora mantenuta nell’attuale tessuto rurale. Visita della Cattedrale di Santa Maria Assunta e della cripta romanica, conservata intatta, a cui si accede da due rampe delle navate laterali. La cripta è realizzata con l’impianto ad oratorium, a pianta rettangolare, sostenuta da colonne provenienti dal teatro romano di Alife; ha un abside centrale e due absidiole laterali, e sorge su un’area termale romana i cui resti si possono ancora osservare nel pavimento. I capitelli sono in parte più antichi, in parte anteriori al sec. XI e imitanti l’antico. Nell’abside centrale si trova l’altare in muratura dove, fino al 1716, furono riposte le reliquie di San Sisto, traslate, poi, nell’altare di una cappella appositamente costruita nel transetto superiore. Cena in ristorante tipico e pernottamento in hotel. La mattina successiva, dopo la prima colazione in hotel partenza per l’antica Cales che fu, dal 334 a.C., colonia romana preposta a funzioni di controllo della zona ai confini settentrionali della Campania antica, nel territorio degli Ausoni. La città, cinta da mura possenti, nel suo periodo di massimo splendore, occupava una superficie di oltre 60 ettari, era racchiusa da mura e difesa da un fossato profondo oltre i 20 metri. Ma la sua storia è molto più antica. Nel 2500 a.C. Cales era una delle principali città del popolo degli Ausoni,. La leggenda vuole che sia stata fondata da Calai, figlio della ninfa Orizia e di Borea, uno dei mitici eroi della spedizione degli Argonauti; secondo Virgilio, Cales accorse in difesa di Turno contro Enea. Relativi alla fase protostorica, arcaica e preromana dell’abitato sono le testimonianze archeologiche emerse nel corso di indagini eseguite negli anni scorsi. Della città antica, che si conserva in tutta la sua estensione, rimangono, anche se non chiaramente leggibili, interessanti evidenze: la cinta muraria, alcuni tratti della quale sono in opera quadrata, e il cosiddetto Ponte delle Monache, scavato nel banco tufaceo per consentire il passaggio della strada che si dirigeva verso l’agro Fale rno, presso il quale è stato di recente esplorato un edificio pertinente ad un santuario urbano con stipe votiva. Ma tra le più cospicue testimonianze sopravvissute, tutte di età romana, ci sono l’Anfiteatro, risalente al I secolo a.C. con successive fasi di età imperiale, il complesso delle Terme centrali, anch’esso degli inizi del I secolo a.C., che conserva quasi integralmente parte degli ambienti, taluni ancora con la decorazione in stucco, e quello delle Terme settentrionali, databili al II secolo d.C., i cui resti sono visibili lungo l’asse viario principale della città antica. Non lontano si osservano le strutture del Teatro, forse di epoca sillana, con successivi rifacimenti di epoca imperiale, del quale di recente è stata posta in luce la cavea costruita su gallerie a doppia arcata; ed infine i ruderi di un castellum aquae e di un edificio templare su podio di età imperiale, da identificare probabilmente c on il Capitolium del Foro. Al termine della visita pranzo in ristorante tipico.