Le truppe israeliane sono a Gaza. Numerosi appelli per cessate il fuoco

di Antonio Taglialatela

Ehud OlmertGAZA. L’offensiva di terra delle forze armate israeliane, entrate in territorio palestinese, ha sortito i primi devastanti effetti.

Sono almeno 50, secondo la stampa israeliana, i miliziani di Hamas, compresi due comandanti, uccisi dall’inizio della fase due di “Piombo Fuso”, iniziata la scorsa settimana. Almeno cinquanta blindati israeliani, in particolare carri armati Merkava, hanno raggiunto l’area dell’ex colonia di Netzarim, a soli tre chilometri dalla città di Gaza. Alcuni testimoni riferiscono della presenza anche di numerosi mezzi da trasporto truppe e bulldozer che si sono dispiegati in questo settore, tagliando in due la strada principale nord-sud della Striscia di Gaza. Fonti mediche riferiscono che è stata colpita la zona commerciale nel centro di Gaza, provocando la morte di cinque civili e il ferimento di 40. Nel nord della Striscia, secondo altre testimonianze, ci sarebbero altre 12 persone uccise, in maggioranza civili, dai proiettili dei carri armati israeliani. Un giovane palestinese di 22 anni è stato ucciso a Kalkilya (Cisgiordania) dal fuoco dei militari israeliani durante i disordini di piazza legati ai combattimenti in corso a Gaza.

L’offensiva di Israele

Incerto il numero di vittime tra i soldati israeliani; secondo Hamas, citato dalla tv del Qatar al Jazeera e da quella egiziana Nile tv, sono cinque i militari di Tsahal uccisi nei combattimenti. Inoltre, la radio e la televisione di Hamas hanno riferito che durante i combattimenti sono stati catturati due soldati israeliani, ma dal governo un portavoce del governo ha smentito la notizia.

Intanto, le truppe sono in stato di massima allerta nel timore di una rappresaglia di Hezbollah contro lo Stato ebraico. Lo scrive il quotidiano Jerusalem Post, sottolineando la possibilità di un secondo fronte di guerra per Israele, dopo quello a sud contro Hamas. Non tutti però credono all’apertura di un secondo fronte. Secondo l’esperto libanese Paul Salem, del Carnegie Middle East Center, “Hezbollah non è nella posizione di potersi permettere il peso di una seconda guerra” con Israele.

Disordini anche nel vicino Libano dove si sono registrati scontri tra manifestanti e forze dell’ordine nord di Beirut, nei pressi dell’ambasciata statunitense. Il corteo è stato poi disperso ma altre centinaia di giovani libanesi e di palestinesi dei campi profughi si sono radunate in diverse zone della capitale in solidarietà alla popolazione della Striscia di Gaza.

Sul fronte diplomatico, nulla di fatto alla riunione del Consiglio di sicurezza dove gli Stati Uniti hanno bloccato un tentativo della Libia di convincere le Nazioni Unite a chiedere un cessate il fuoco immediato a Gaza. Washington ha rifiutato di sostenere un documento presentato dalla Libia e l’iniziativa è caduta.

Hamas ha definito “una farsa” la riunione del Consiglio: “Ciò che è avvenuto è una farsa che mostra l’ampiezza della sovranità sulle sue decisioni esercitata dall’America e dall’occupazione sionista”, ha dichiarato in un comunicato il portavoce di Hamas, Fawzi Barhoum, secondo cui il Consiglio di sicurezza “ha confermato il suo allineamento sulle posizioni dell’occupazione e gli ha dato la possibilità per proseguire il suo massacro a Gaza”.

Proteste nelle città italiane

La guida suprema dei Fratelli Musulmani d’Egitto, Mahdi Hakef, ha esortato gli abitanti di Gaza “a resistere all’aggressione e non lasciar passare il nemico”. “Siate una spina nel suo gozzo e resistete fino alla vittoria o al martirio”, è scritto in un messaggio pubblicato sul sito online della confraternita.

Dall’Iran un duro monito del presidente del parlamento, Ali Larijani: “I sionisti devono sapere che Gaza diverrà il loro cimitero. Fortunatamente i sionisti hanno dovuto fronteggiare una forte opposizione da parte dei palestinesi coraggiosi e hanno subito un duro colpo”.

Ferme condanne all’attacco israeliano arrivano da molti Stati. “La Cina è seriamente preoccupata per l’escalation a Gaza”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang. “Ci appelliamo a tutte le parti interessate perchè cessino immediatamente le ostilità al fine di evitare nuove vittime”, ha aggiunto. Condanne anche di Svezia, Norvegia e Turchia, uno dei pochi Paesi musulmani bendisposti nei confronti di Israele, ma che ora giudica l’offensiva “inaccettabile, nonostante gli avvertimenti e le reazioni della comunità internazionale”. Dalla Russia, il portavoce del ministero degli Esteri, Andrei Nesterenko, ha espresso “preoccupazione” per l’offensiva israeliana, che valuta come un “passo pericoloso” e ha annunciato che Mosca manderà un inviato speciale nella regione per aiutare a raggiungere un cessate il fuoco, “che deve esserci da entrambe le parti”. Il primo ministro inglese Gordon Brown: “Dobbiamo lavorare di più per ottenere il cessate il fuoco. Gli israeliani devono poter essere assicurati sul fatto che non ci saranno più lanci di razzi verso Israele”, ha dichiarato in un’intervista alla Bbc.

L’Egitto condanna “con la massima fermezza l’inizio delle operazioni militari terrestri israeliane nella Striscia di Gaza che costituiscono una nuova escalation della sua aggressione contro il popolo palestinese, in corso da una settimana”. E, attraverso il proprio ministero degli Esteri, ha convocato gli ambasciatori dei cinque Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu – Gran Bretagna, Francia, Russia, Stati Uniti e Cina – per esprimere il risentimento dell’Egitto dopo il fallimento del Consiglio nell’adozione di una risoluzione che costringesse Israele a “cessare l’aggressione su Gaza”.

La Farnesina: “Forte preoccupazione”

L’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza della Ue, Javier Solana, ritiene che il primo obiettivo della missione Ue in Medio Oriente sia quello di “ottenere il cessate il fuoco” per consentire di rinegoziare “via Egitto” una tregua tra le parti. Solana arriverà oggi pomeriggio al Cairo, prima tappa della missione europea. “Non è un caso che la missione cominci dall’Egitto”, ha rilevato la portavoce, Cristina Gallach. Solana ha affermato che l’Ue è pronta a partecipare ad una eventuale missione di peacekeeping nella Striscia di Gaza. “L’Egitto – spiega – resta il nostro interlocutore privilegiato per una mediazione tra Israele e Hamas che possa rinegoziare la tregua rimasta in vigore fino a dicembre”.

La Commissione europea ha chiesto ad Israele di “rispettare gli obblighi internazionali” e di permettere che gli aiuti umanitari raggiungano la popolazione palestinese della Striscia di Gaza che “soffre e muore” sotto i bombardamenti israeliani.

Dall’Italia (dove migliaia di persone sono scese in piazza in 15 città per manifestare solidarietà al popolo palestinese e contro i raid israeliani nella striscia di Gaza. Bruciate anche alcune bandiere di Israele), il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha richiesto al direttore generale per il Medio Oriente della Farnesina, ambasciatore Cesare Ragaglini, di incontrare rappresentanti del governo israeliano e dell’Autorità palestinese”. L’incontro servirà per “valutare la situazione in atto e le prospettive che l’Italia intende offrire per contribuire alla definizione di un cessate il fuoco e di un percorso che isoli definitivamente l’estremismo”.

L’appello di Papa Benedetto XVI

Un appello viene lanciato da Papa Benedetto XVI che implora ad israeliani e palestinesi l’immediata fine del tragico conflitto nella Striscia di Gaza e chiede “giustizia e pace” per la Terra Santa. “La guerra e l’odio – ha detto il Pontefice – non sono la soluzione dei problemi”. “Preghiamo, dunque – ha concluso al termine dell’Angelus domenicale – affinché il bambino nella mangiatoia ispiri le autorità e i responsabili di entrambi i fronti, israeliano e palestinese, a un’azione immediata per porre fine all’attuale tragica situazione”.

Lo Stato di Israele si difende e giustifica l’offensiva. “Questa mattina io posso guardare ognuno di voi negli occhi e dirvi che il governo ha fatto tutto il possibile prima di decidere l’operazione di terra. Era inevitabile”, ha dichiarato il premier Ehud Olmert. “Una guerra necessaria e giusta. Se otterremo la nostra vittoria, ci sarà la pace”, aggiunge il presidente Shimon Peres. Per il ministro della Difesa, Ehud Barak, l’offensiva a Gaza durerà “il tempo necessario”. Il portavoce del governo, Avi Pazner, ha detto che “Israele continuerà fin quando non avrà messo a tacere i missili lanciati da Hamas”. Il sottosegretario Ovid Yehezkel ha poi chiarito: “Israele non ha alcuna intenzione di ritornare ad occupare la Striscia di Gaza”, sottolineando che l’offensiva punta a colpire le postazioni di Hamas e rendere più sicuro il Sud dello Stato ebraico.

“Una brutale aggressione”, replica il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, che ha nuovamente offerto ad Hamas la “condivisione dei poteri”, finora sempre ignorata dall’organizzazione estremista.

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