GRICIGNANO. E una delle conquiste più importanti, forse la più importante, della storia della comunità di Gricignano.video
Parliamo della restituzione, concessa dal Comune di Aversa, delle due lapidi sepolcrali Pupia e Cossutia, risalenti alletà imperiale romana di Augusto (dal 27 a.C. al 14 d.C.).
Si tratta delle lapidi presenti un tempo in via Selicara, nei pressi di Piazza Municipio, nellancora conosciuto Giardino delle Signorine, poste sulle tombe delle due matrone romane, appunto Pupia e Cossutia, in epoca augustea le padrone dellallora villaggio agricolo che poi avrebbe assunto il nome di Gricignano.
Nel 1928, in piena epoca fascista, Gricignano fu accorpata ad Aversa e le lapidi, per il timore di furti di reperti storici che in quel periodo venivano spesso compiuti, vennero trasportate nella città normanna, nel Chiostro di San Domenico, dove sono restate fino ad oggi, nonostante dal 1946 Gricignano avesse riacquisito la propria autonomia amministrativa.
Sin dal primo insediamento al governo cittadino, il sindaco Andrea Lettieri ha più volte chiesto, attraverso lapprovazione di diverse delibere, la restituzione delle lapidi anche in virtù delle recenti normative in materia di beni culturali che dispongono la consegna agli Enti di appartenenza di reperti storico-artistici di cui, per qualsiasi ragione, sono stati privati.
Così, dopo anni, lamministrazione comunale di Aversa guidata dal sindaco Ciaramella ha accolto listanza. Ora si attende lautorizzazione da parte della Sovrintendenza ai Beni Culturali, dopodiché Pupia e Cossutia potranno ritornare dopo 81 anni a Gricignano.
Intanto, già si pensa a dove collocare i reperti. Tra le possibili alternative: riportarli nel luogo dorigine, collocarli sotto il porticato del palazzo municipale oppure nellaula consiliare.
Alla pari della maggior parte degli analoghi manufatti campani, genericamente databili al periodo repubblicano, Pupia e Cossutia si rifanno al modello delle stele attiche del periodo classico, con il corpo centrale poggiante su un ampio zoccolo occupato dalla rappresentazione – in altorilievo e rigidamente frontale – del defunto. Il quale è raffigurato, di solito, racchiuso in un registro di forma rettangolare concluso da un timpano triangolare, a figura intera o di tre quarti, sia da solo sia in compagnia di qualche congiunto. Presentano una scritta scolpita nella trabeazione in alto e affiancata, nei pilastrini laterali della cornice, dalla consueta formula latina “Ossa Heic Ista Sunt”.
Aversa, Chiostro dellex Monastero di
San Domenico. Stele funeraria di Cossutia
(da Gricignano di Aversa)
La defunta è raffigurata di tre quarti in compagnia di altre due persone, due giovanetti, forse i suoi figli. Indossa la palla, lampia veste usata dalle matrone romane; ha il capo velato ed è colta nellatto di portare la mano destra sul petto per serrare i lembi della veste secondo il noto schema detto della Pudicitia. Uno schema che si ripete, quasi alla lettera, anche nellaltro manufatto (peraltro quasi simile, se solo si esclude la mancanza di figurine collaterali), dove le scritte sul margine superiore ci forniscono le generalità della defunta, tale Pupia, e di chi aveva commissionato il monumento: il fratello Caio Stazio.
COSSVTIAE·AV·L·AMATAE |
O |
I |
«Cossutiae A(ugusti ) o A(uli) l(iberta) Amatae ossa heic ista sunt»
«Allamata Cossutia, liberta di Augusto (o Aulo). Queste ossa sono qui»
Aversa, Chiostro dellex Monastero di
San Domenico. Stele funeraria di Pupia
(da Gricignano di Aversa)
PVPIAE C·Q·L·SALVIAE |
O |
I |
«Pupiae C(aii) Q(uinti) l(ibertae) Salviae
C(aius) Statius C(aii) l(ibertus) frater fecit
ossa heic ista sunt »
«A Pupia Salvia, liberta di Caio Quinto,
il fratello Caio Stazio, liberto di Caio.
Queste ossa sono qui»