ROMA. Alla cerimonia di inaugurazione dellanno giudiziario, il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, è stato chiaro: Le intercettazioni telefoniche costano ma solo strumenti dindagine essenziali.
Poi ha aggiunto: Sono strumenti utili per il contrasto a diversi fenomeni criminali e ancora di più necessari per le indagini sulla criminalità organizzata o finalizzate alla cattura di latitanti, in un periodo storico in cui il contributo dei collaboratori di giustizia è estremamente ridotto. Lauspicio è che siano reperite risorse adeguate a un servizio più efficiente.
Ad intervenire allappuntamento anche il ministro Giustizia, Angelino Alfano, per il quale è necessario porre fine alla gogna mediatica che danneggia la dignità delle persone. Stiamo lavorando – ha spiegato il Guardasigilli – ad un diritto processuale autenticamente giusto, rispettoso al contempo delle esigenze investigative e della dignità della persona, soprattutto se estranea allinvestigazione e, tuttavia, coinvolta in quella che troppo spesso diventa una gogna mediatica tanto invincibile quanto insopportabile.
Sulla polemica riguardante i rapporti tra politica e magistratura, Alfano ha parlato di un nemico non convenzionale e occulto della giustizia, ossia la rassegnazione allinefficienza, alle polemiche e allo status quo. A tal proposito, ha spiegato che è obiettivo del governo è proprio quello di ridare con urgenza dignità alla giustizia civile che per troppo tempo è rimasta la sorella povera del sistema giudiziario.
Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino ha auspicato una riforma della giustizia praticabile e condivisa. Quella che stiamo vivendo – ha detto Mancino rivolgendosi al presidente Giorgio Napolitano – è una fase interessante per affrontare le riforme necessarie nel settore giustizia, come Lei, con grande equilibrio e riconosciuto senso delle istituzioni, puntualmente sottolinea auspicando capacità di ascolto e di dialogo fra le forze politiche e la magistratura.
Mentre il primo presidente Vincenzo Carbone ha affrontato il tema della lentezza dei processi, in particolare nel settore civile, che vede lItalia al 156° posto al mondo (su un totale di 181 Paesi), addirittura dietro a nazioni come Angola e Gabon. Non possiamo andare avanti così. – ha detto Carbone – La crisi della giustizia ha conseguenze che vanno ben al di là dei costi e degli sprechi di un servizio inefficienti e si estendono alla fiducia dei cittadini, alla credibilità delle istituzioni democratiche, allo sviluppo e alla competitività del Paese. La crisi di fiducia – ha concluso – da parte dei cittadini è la conseguenza più dolorosa dei dati appena esposti e lincoraggiamento più forte a lavorare per modificarli.