Dieci anni di camorra, parla un imprenditore

di Redazione

MinturnoCASAL DI PRINCIPE. Dopo l’esame dei testimoni degli omicidi di Giovanni Santonicola e Rosario Cunto, l’attenzione nel processo denominato «Anni ’90» è ora concentrata sulle presunte vittime di estorsioni da parte sempre del cosiddetto «Gruppo Mendico», …

… secondo l’Antimafia un’associazione per delinquere costola dei Casalesi, che per oltre un decennio avrebbe seminato il terrore nel sud pontino.

Ieri, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal giudice Raffaele Toselli, a latere Maria Teresa Cialoni, è stato esaminato dal pm della Dda di Roma, Diana De Martino, e dal collegio difensivo, composto tra gli altri dagli avvocati Angelo Palmieri, Enzo Biasillo, Mariano Giugliano e Michelangelo Fiorentino, l’imprenditore Antonio Parente. Il teste ha raccontato di una tentata estorsione subita, negli anni ’96-’97, mentre eseguiva lavori di pavimentazione per conto del Comune di Minturno e per la quale è già stato condannato Ettore Mendico. Parente ha ricordato di essere stato avvicinato da Mendico, il quale gli avrebbe detto di dare lavoro a uno degli odierni imputati, Antonio La Valle, ma di non ricordare altro. Il pm De Martino, impegnata a dimostrare che le diverse estorsioni prese in esame non furono episodi slegati l’uno dall’altro ma la prova del tentativo di controllare il territorio da parte dell’organizzazione criminale, ha però subito contestato all’imprenditore che, in passato, aveva parlato anche di minacce, di richieste di denaro da parte di Mendico e di un’aggressione subita ad opera di uomini incappucciati, che lo picchiarono con il calcio di una pistola. Parente ha quindi specificato di non ricordare tali episodi ma di confermare quanto aveva detto in passato. «Se l’ho detto deve essere vero», ha affermato. Sull’aggressione ha poi aggiunto, essendo avvenuta a distanza di un anno dalla richiesta estorsiva, di aver pensato inizialmente che fosse opera dei taglieggiatori ma di non esserne ora tanto sicuro.
Problemi, invece, per il collegamento in videoconferenza con un altro pentito, Cesare Tavoletta, affiliato al clan dei Casalesi, che ha iniziato a collaborare con la giustizia nel 2004. Il pentito verrà quindi esaminato nella prossima udienza, il 12 febbraio, insieme ad altre presunte vittime di estorsioni. La lunga istruttoria appare così giunta alle ultime battute, per poi cedere il posto alla requisitoria e alle arringhe.
Undici gli imputati nel processo: Ettore Mendico, Orlandino Riccardi, Antonio Antinozzi, Domenico Buonamano, Luigi Cannavacciuolo, Antonio La Valle, Maurizio Mendico, Luigi Pandolfo, Giuseppe Ruggieri, Giuseppe Sola e il latitante Michele Zagaria. Per gli omicidi sono però imputati soltanto Ettore Mendico, Antonio Antinozzi e Luigi Pandolfo per quello di Rosario Cunto, consumato il 27 aprile 1990 a SS. Cosma e Damiano – per l’Antimafia un caso di «lupara bianca» per vendicare la morte del nonno di Mendico, ucciso il 31 marzo 1961 da Cunto – e Orlandino Riccardi e Michele Zagaria per quello di Santonicola, ucciso il 9 settembre 1990 a Spigno Saturnia – secondo gli inquirenti come ritorsione dei Casalesi per l’uccisione da parte dei La Torre, il 1 agosto sempre del ’90, di Alberto Beneduce e Armando Miraglia, assassinati a Sessa Aurunca.

Il Tempo (Clemente Pistilli)

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