CASERTA. Sul sito www.casolla.net è disponibile laggiornamento relativo alla Chiesa di San Rufo, opportunamente corredato di foto realizzate da Francesco Maria Gabriele Vozza, che riproducono il pregevole altare e lesterno del monumento.
Le immagini, protette da copyright, ci sono state gentilmente concesse dallautore esclusivamente per questa occasione. Sulle origini del pregevole monumento, magicamente incastonato nel verde della frazione di Casolla di Caserta e sulle sue bellezze così scrive Luigi Fusco: La prima documentazione relativa allesistenza della chiesa di San Rufo Martire risale al 1113 nella Bolla di Sennete. Una leggenda locale narra che il piccolo tempio sia stato innalzato dai fedeli di Piedimonte nel luogo in cui il santo, originario di Verona, subì il martirio da parte dei sacerdoti pagani del vicino Tempio di Giove Tifatino. Limpianto architettonico, databile intorno alla prima metà del secolo XI, è sobrio nella parte esterna, mentre linterno è a navata unica con tre cappelle laterali sorte tra il XVII ed il XVIII secolo.
Alla chiesa si accede percorrendo una ripida scalinata con gradini in pietra e attraversando il sagrato da cui si sviluppa anche il modesto campanile. La decorazione interna è abbastanza scarna e non gode, purtroppo, di un buono stato di conservazione. Il dipinto più antico è il brano ad affresco, nellabside, raffigurante la parte inferiore del corpo del Cristo Pantocratore, in quanto quella superiore è coperta da uno stucco realizzato nella seconda metà del Settecento. Della stessa epoca sono anche alcune pitture, con figure di Santi, inserite in cornici ovali stanti sulle pareti della navata principale. Del XVIII secolo è anche il pavimento con maioliche dipinte, messo in opera, su commissione del parroco Nicola Jannelli, dalla bottega dei Massa di Maddaloni.
Si tratta di un vero e proprio capolavoro barocco di arte applicata, caratterizzato dalla presenza di elementi floreali, geometrici e mistilinei. Poco è rimasto dellaffresco raffigurante San Giorgio e il drago, risalente, verosimilmente, agli inizi del Quattrocento. Laltare principale è invece privo di buona parte dei suoi marmi commisti, trafugati da ignoti, una decina danni or sono.
In gravi condizioni versa anche il seicentesco organo, in legno dorato e finto marmo, posto al di sopra dellingresso della chiesa. Visibili ed in discreto stato di conservazione sono le lapidi e gli stemmi della famiglia Alois.