MILANO. Se ne va un pezzo di storia dello sport italiano. Candido Cannavò, memorabile direttore della Gazzetta dello Sport, si è spento oggi, a 78 anni.
Dopo aver portato il quotidiano rosa a livelli internazionali, facendo sempre un giornalismo civile e mai violento o pettegolo, e combattendo, anche contro i suoi interessi, gli eccessi del calcio e anche del ciclismo (vedi i casi di doping al Giro dItalia di cui la Gazzetta è principale organizzatore), Stracandido, come lo aveva soprannominato Teocoli, lasciata la direzione, ha lavorato a San Vittore e scritto libri sulla vita dei disabili, sui preti da marciapiede. Dopo un passato nellatletica aveva iniziato la sua carriera giornalistica in Sicilia, a Catania, negli anni 50, come corrispondente della Gazzetta, per poi trasferirsi a Milano, in via Solferino, fino ad arrivare alla carica di direttore, che ha ricoperto per circa ventanni, dal 1983 al 2002. E morto nella sua redazione, che continuava a frequentare: si è sentito male in mensa, mentre era con i colleghi ed il figlio che lavora al Corriere della Sera.