Pdl, Mondanaro: “Desolazione morale, giovani piegati al potere”

di Raffaele De Biase
Giovanni MondanaroAVERSA. Alleanza Nazionale, fine di un
partito, fine di un’epoca. Alle aspettative fiduciose degli alleanzini, passati
armi e bagagli nel Popolo della Libertà, fanno da contraltare l’amarezza e la
nostalgia di chi, da ex alleanzino, teme ora la dispersione delle ragioni della
destra.

In tal senso, significative sono le riflessioni di Giovanni Mondanaro: “Quando
il 27 gennaio del 1995 avvenne la svolta di Fiuggi ci furono molte persone con
gli occhi lucidi. Ricordo ancora personalità aversane che oggi non ci sono più
che mi parlavano di quel giorno, erano tristi, ma tutti sapevano che quella era
la direzione giusta. Nasceva un partito che incarnava lo spirito dell’Msi ma
che si prefiggeva di spingersi oltre. Forte era la consapevolezza di seguire
una strada solcata da uomini come Michelini prima e Almirante poi. Oggi si è
giunti alla chiusura di Alleanza Nazionale. Nessuno dei vertici dice niente, ma
noi popolo della fiamma, a cui io di destra sento di appartenere, abbiamo una
storia troppo lunga, una storia fatta di ricordi che ora verranno ammainati
come una bandiera ormai troppo vecchia. Non si doveva arrivare a fare una cosa del
genere.

Volevano un partito unico di destra? Bene, quel partito poteva
benissimo chiamarsi Alleanza Nazionale. Lo stesso Fini aveva criticato l’impetuosa
creazione di un partito nato a bordo di un predellino. Eppure, la Lega il suo simbolo non l’ha
ammainato pur essendo un partito più recente. La destra come la intendo io non
può essere un baratto tra le idee di una vita contro gli interessi personali di
un solo uomo.

Resto sconcertato davanti al fatto che nessuno dei giovani che hanno
militato con me molti anni fa in Azione Giovani dica niente; sono tutti piegati
al volere del capo, non è possibile. Ragazzi svegliatevi, la strada non è
questa, se avete una dignità è il momento di farla venire fuori, non piegatevi,
siete ancora in tempo per farlo. Vivo questi giorni nella speranza che il sogno
almirantiano non venga spazzato via.

Percepisco nel mio cuore la desolazione
morale, così come percepisco, esiliati e imbavagliati ideali che credevo forti.
Di Almirante conosco la storia, la sua fede, che sono diventati la mia storia,
la mia fede. Oggi uomini che marciavano condividendo a parole la sua stessa
idea sono servili ad un leader che fa dell’imprenditorialità la sua bandiera.
Ma lì dove arrivano le mie emozioni mi trovo a sbattere contro l’imponente
sistema dello ‘show must go on’, che ha delegato il Pdl a nascente castello di
plastica.

In tutto questo, quelli che dovrebbero essere gli eredi morali del
sogno di Almirante e portare avanti i suoi ideali con orgoglio e a testa alta
si trovano a sgomitare perché venga loro assicurato un posticino nel nascente Pdl.
Strano che nessuno voglia ricordare che la storia è la guida del futuro e che
un popolo che nega il passato e lo cancella quasi di nascosto con un rapido
colpo di spugna è un popolo che inciamperà spesso percorrendo la sua strada.
Non
rinnegare non restaurare”.

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