Pediatria di libera scelta, tra stipendi milionari e silenzi imbarazzanti

di Redazione

 AVERSA. Quante volte a chi ha un figlio piccolo il proprio pediatra, quello che letteralmente oggi si chiama “Pediatra di Libera Scelta”, cioè il pediatra della mutua, ha risposto di non essere in grado di poter andare a visitare il piccolo ammalato.

“Sono oberato di lavoro, si tratta di una sciocchezza, ci risentiamo domani, cominci con una suppostina…”. Queste le risposte più frequenti che in genere arrivano. I pediatri di libera scelta presso l’Asl Ce2 sono sicuramente in numero insufficiente, scarsi al punto tale da aver già da tempo ognuno di loro sfondato il massimale di 800 bambini a testa, previsto per contratto nazionale. Massimale che, grazie a tutta una serie di “bonus” può crescere di qualche decina, ma non delle centinaia e passa (la media per singolo pediatra dell’Asl è di circa 1000 bambini a testa), fatto questo che poi porta gli stipendi alle stelle, facendoli in qualche caso lievitare veramente oltre ogni “limpida” ragione.

Ora la lotta però diventa acerrima, da un lato i medici di famiglia che rivendicano la quota di ragazzi e ragazze che al di fuori della quota bambini (14 anni) ancora viene assistita dai pediatri, dall’altro l’Asl che con qualche annetto di ritardo si accorge solo ora che quei bonus dati negli ultimi anni proprio ai pediatri che tanto stavano lavorando per ridurre l’afflusso dei soggetti pediatrici in Ospedale sono serviti a nulla, anzi, pare che proprio al “Moscati” di Aversa le visite pediatriche siano sotto le 50mila unità l’anno.

In pratica, la stragrande maggioranza dei bambini viene portata in Ospedale per essere curata con certezza e rapidità. Dall’altra parte della barricata ci sono poi i giovani specialisti in pediatria che non riescono a lavorare e chiedono, visto che vi è disponibilità massima, di poter aprire quelle che vengono chiamate “zone carenti”, cioè far lavorare altri pediatri e quindi riportare i massimali intorno agli 800 bambini per pediatra così come richiesto dalla legge. Addirittura molti i comuni afferenti all’Asl di Aversa dove il pediatra non c’è o ve ne è uno solo per Comune, il caso di Parete è eclatante.

Eppure gli organi deputati a tale azione, e cioè il Comitato Aziendale per la Pediatria, sono lenti e non concedono la determinazione di nuove zone carenti, almeno di quelle veramente necessarie per i bisogni della reale popolazione. In pratica, un’Azienda, quella aversana, che bacchetta, ma che poi sembra proprio tutelare una vera e propria “casta”.

Nel frattempo, le proteste dei genitori sono alle stelle, molti i casi di persone che chiedono di poter cambiare pediatra, ma non vi sono soluzioni: o resti con quel pediatra, visto che tra l’altro non essendovene di liberi è difficile assegnare nuove scelte, o ti tocca rivolgerti al privato, naturalmente sempre disponibile e pronto anche ad andare a casa.

Naturalmente, senza voler fare di tutta erba un fascio e tutelando chi lavora con professionalità e dignità ed in questa branca ve ne sono tanti, non tutto fila liscio in questo settore, anzi crediamo che vi sia da fare chiarezza a 360 gradi, anche perché i carichi cui è sottoposto il pronto soccorso pediatrico del “Moscati” è veramente pesante e la gente vorrebbe avere maggiore conoscenza ed informazione sul come funzionano veramente le cose e quali siano i reali problemi del mancato ingresso di nuovi pediatri in convenzione.

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