CARINARO. Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un cittadino carinarese, Francesco Coppola, che fa alcune riflessioni sullattuale situazione politico-amministrativa.
Và dove tira il vento. Sembra essere questo limperativo che caratterizzerà la prossima campagna elettorale a Carinaro. Quando il quadro complessivo della politica carinarese, nonostante penoso e paralizzante, a causa di quelli che ne sono gli irriducibili protagonisti, è ancora così ambito, è del tutto normale che per il primo cittadino le fave sono diventate sempre più indigeste.
La coraggiosa scelta fatta dai due assessori dimissionari che, sia pur con ritardo, sono riusciti a rompere la cortina di omertà, di complicità, di acquiescenza che per cinque anni ha soffocato il paese, se da un lato rappresenta un timido ma significativo tentativo di sollevazione delle coscienze libere, dallaltro offre spazi inimmaginabili a personaggi equivoci, irreali e sconcertanti.
Questo è purtroppo il rischio che si corre quando la politica si traduce in una noiosa spirale che addormenta le coscienze, sopisce le passioni, spegne gli entusiasmi, soffoca la verità, tradisce la fiducia, non ti prende sul serio, non ti ascolta.
Mai come adesso Carinaro vive un periodo di profondo oscurantismo dove è più comodo uniformarsi alla massa che emergerne. Perchè è sempre più semplice adattarsi invece che opporsi con le proprie idee e farle valere. Il più delle volte le persone che vanno dove tira il vento nemmeno ne condividono gli ideali eppure lo fanno perchè mostrare ciò in cui veramente credono sarebbe un atto di estremo coraggio e richiederebbe uno sforzo sovraumano che nessuno vuole prendersi la briga di affrontare. Per alcuni è un vantaggio non dover spremere le proprie meningi per partorire idee proprie, mentre ciò in realtà sminuisce le facoltà di ogni singolo individuo in quanto tale e in quanto soggetto libero e capace di pensieri e idee proprie.
Spesso ci si schiera da una parte anche se non rappresenta il nostro pensiero solo perchè quella parte è di opinione comune e perchè non è necessario poi dover dare una spiegazione o esporsi: ci si può benissimo nascondere dietro gli altri. Schierandosi dalla parte opposta, quella più debole per intenderci, ci si trova senza corazze a dover giustificare le proprie azioni e spiegare le proprie posizioni, cosa che spesso può portare ad uno scontro.
A questo punto alcuni interrogativi nascono spontanei: Come può lintelligenza viva, libera del paese, che pure esiste, condividere lo scenario della politica carinarese, dove regnano monopolio, diatribe, a volte ignoranza, malafede, indifferenza e disprezzo anche per quelle positive esperienze collaudate quando questultime non sono organiche ai propri disegni di potere?
Come può lintelligenza libera, sana, produttiva, creativa del Paese essere indifferente, rassegnata a consegnarsi nelle mani di quelli che tengono il Paese in ostaggio della loro irriducibile presunzione?
E come si può essere liberi se incapaci di dissenso, se incapaci di remare contro, se vassalli e cortigiani alla corte del Principe, se a rimorchio piuttosto che interpreti e protagonisti della vita sociale e politica di Carinaro?
Personalmente, credo che se in una città lindifferenza e lapatia partono dallalto, il risveglio e la voglia di riscatto devono arrivare dal basso. Questo è lobiettivo che Carinaro dovrà porsi come primo traguardo da raggiungere. Diventa un dovere morale ribellarsi, rompere il silenzio, quel silenzio che inganna i giovani e che si fa scudo ed arma i più sprovveduti, comè dovere morale invocare la rimozione di quella parte scaduta della politica locale e di auspicare la sollevazione delle coscienze oneste e sensibili, stanche di questa inaccettabile agonia del nostro paese in mano ad arroganti demagoghi.
E deplorevole che una larga fetta politica, dentro e fuori i partiti, resista e perseveri indomita allo scempio della politica pur avvertendo e percependo il disagio, gli equivoci, limmoralità del teorema in atto, guazzando nella confusione. E davvero esasperante convivere con questo scenario politico irreale, di prostituzione assoluta di insopportabile comprensione.
Fino a quando nessuno grida, nessuno interroga la propria coscienza, nessuno si oppone per rimuovere questa nefasta architettura preelettorale e per fugare questa pesante cappa di nebbia che soffoca il respiro politico del paese, allora non ci resta che scrivere per dare voce alle persone sane, ai giovani ancora liberi e disincantati, ancora vergini rispetto ai tanti bloccati, vendutisi e imbrigliati nelle ingannevoli utopie della casta.
Non ci resta che scrivere per aprire momenti di riflessione, per scuotere le coscienze di una massa di addormentati, per denunziare anche la sistematica mortificazione della dignità di un popolo. Se questo è, se non ci si ribella al continuo reclutamento dei canteri di turno, prescindendo dal dovere della qualità, della competenza, dellefficienza e delle storie personali, non ci rimane altro da fare che rassegnarci alle vecchie cariatidi, cosiddetti veterani che continueranno a consegnarci nel loro noto stile, esternazioni umorali, estemporanee ma pur sempre care al teatrino carinarese.
Quale politica, quale bene comune?
Francesco Coppola