ROMA. Ennesimo colpo di scena nello stupro di San Valentino avvenuto nel Parco della Caffarella a Roma.
Ad un mese esatto dalla violenza, spunta una nuova pista nelle indagini: i telefonini delle vittime sono stati accesi. Da quanto si è appreso gli investigatori hanno intercettato alcune chiamate, sia a Roma che in Romania. Il possessore del cellulare in Italia pare l’abbia comprato da un ambulante, in un mercato di Roma per pochi euro. Ora cè da chiedersi se siano stati i romeni in carcere, Alexandru Loyos e Karol Racz,o qualcuno vicino a loro a liberarsi dei telefonini. Una pista che potrebbe essere quella decisiva.
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Ieri il gip ha ritenuto, per Loyos, illegittimo il fermo per calunnia e autocalunnia guadagnato dopo la confessione, poi ritrattata, ma allo stesso tempo lo ha accusato di un nuovo reato: calunnia nei confronti della polizia rumena che il giovane incolpò di averlo picchiato. Inoltre, secondo il magistrato, ricorrono i presupposti di gravi indizi di reato e il pericolo di fuga.
Intanto, in Romania gli inquirenti stanno comparando Dna rilevato alla Caffarella con i codici genetici di una ventina di familiari e amici dei due sospettati. Gli investigatori, infatti, sono sulle tracce di alcuni cugini di Loyos, che il giorno dellaggressione e dello stupro ai danni dei due fidanzatini si trovavano a Roma.