Da vittime del racket a vittime delle banche: il caso di tre imprenditori

di Redazione

Roberto MaroniCASERTA. Ha fatto il suo dovere, denunciando i propri estorsori, ma le banche non vogliono farli più credito. Una vicenda paradossale quella che vive Angelo Antonio Iodice, imprenditore edile di Santa Maria Capua Vetere.

Circa dieci anni fa iniziò a denunciare alcuni esponenti del clan Belforte di Marcianise, condannati nel 2005, dopo che lo stesso Iodice fu vittima di un accoltellamento a Napoli. I tormenti sembravano finiti ma non fu così.

All’imprenditore, nonostante il protocollo siglato nel 2003 tra Abi e Ministero degli Interni che tutela gli imprenditori che denunciano il racket, le banche non vogliono fare credito e, come se non bastasse, vista la precaria situazione della sua azienda che non riesce a far fronte ai creditori, l’Equitalia ha messo in atto procedure di fermo amministrativo. Così Iodice stamani si è recato sotto la sede della Prefettura per chiedere l’intervento del ministro degli Interni, Roberto Maroni, a Caserta per l’insediamento del nuovo questore Guido Longo.

Nelle condizioni di Iodice si trovano altri due imprenditori casertani: Roberto Battaglia di Caiazzoe Giuseppe Di Stefano di San Felice a Cancello, ai quali sono stati pignorati dei beni.

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