Thailandia, rivolta delle “camice rosse”: 70 feriti

di Redazione
 BANGKOK. Migliaia di “camice rosse” che sostengono l’ex premier Thaksin Shinawatra sono scese in strada a Bangkok chiedendo le dimissioni del primo ministro Abhisit Vejjajiva e nuove elezioni.

Vejjajiva, rifugiatosi nel ministero dell’Interno, è poi fuggito a bordo di un’auto. Il governo ha proclamato lo stato d’emergenza e le forze di sicurezza hanno schierato mezzi blindati per le vie della città.

Le forze di sicurezza hanno arrestato numerose persone, tra cui Arismun Pongreungrong, un cantante molto popolare tra i rivoltosi che ritengono l’attuale primo ministro un usurpatore rivogliono al potere l’ex premier Thaksin. Quest’ultimo, deposto con un golpe nel 2006, non rientra in Thailandia per evitare di essere arrestato: su di lui pende una condanna a due anni per corruzione. “Ringrazio le camicie rosse che a Pattaya hanno mostrato la loro forza. Nei prossimi giorni vedremo un vero cambiamento”, ha detto Thaksin. Ma Vejjajiva non si arrende è ieri ha detto in tv che non si dimetterà.

La Thailandia, dunque, è sull’orlo di una guerra civile che sembrava evitata dopo la fine delle rivolte delle “magliette gialle” (il colore della Casa reale) che occuparono l’aeroporto e portarono alla caduta del governo pro-Thaksin, con l’elezione nello scorso dicembre di un nuovo esecutivo avallato dal Re.

L’esercitofa sapere di essere pronto a ristabilire l’ordine “con qualsiasi mezzo”. “Non utilizzeremo la forza per reprimere il nostro popolo, perché siamo pienamente coscienti che i manifestanti sono tutti thailandesi. – ha affermato il comandante supremo delle forze armate, generale Songkitti Jaggabatara – Ma ci riserviamo il diritto di ricorrere alle armi per legittima difesa”.

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