18 aprile 1942, incursione aerea su Tokyo

di Redazione

 Accadde Oggi. Quello che viene conosciuto come “raid Doolittle” rappresenta il primo vero e proprio attacco aereo che gli Stati Uniti effettuano sul Giappone.

Il bombardamento americano è successivo all’attacco subito dagli stessi americani a Pearl Harbor il 7 dicembre del 1941. L’attacco, studiato nei minimi particolari dall’ingegnere-aviatore Jimmy Doolittle e dal capitano di marina Francis Low, fece si che ben 16 bombardieri North American B-25 Mitchell, fortemente modificati, in pratica alleggeriti in modo consistente, potessero decollare dalla portaerei UUS Hornet. Ogni aereo trasportava ben 4 bombe da 500 libbre.

La mattina del 18 aprile del 1942, la flottiglia americana, composta da ben tre portaerei e da diverse navi di supporto, era a circa 1800 chilometri dal Giappone, viene intercettata da una nave giapponese, subito distrutta. E’ però il momento di dare il via alle operazioni e, seppure molto lontani dagli obiettivi, i B-25 vengono fatti decollare.

Il bombardamento riguarda le città di Tokio, Yokohama, Kobe, Osaka, Nagoya, seguì solo obiettivi militari, senza gravi danni a terra, ma fu ottimo propellente per gli americani, usciti praticamente distrutti da Pearl Harbor. La forte distanza percorsa purtroppo portò gli aerei a scegliere delle soluzioni di comodo per atterrare. 15 dei 16 equipaggi scelse di atterrare in Cina, uno solo atterrò a Vladivostock in Russia, qui l’equipaggio fu arrestato e tenuto prigioniero fino al 1943 allorquando riuscì a fuggire in Iran.

Doolittle atterrà in Cina e qui riuscì ad ottenere aiuti da parte di John Birch, un missionario che all’epoca operava proprio in Cina. Due equipaggi furono invece catturati dai giapponesi. Otto americani furono tenuti prigionieri, tre fucilati nell’ottobre del ’42, un quarto morirà di stenti nel dicembre ‘43. I quattro rimasti vivi furono liberati dalle truppe americane nell’agosto del 1945, dopo ben tre anni di prigionia.

Il raid ebbe un effetto propagandistico enorme negli States e tra l’altro impegnò i giapponesi a coprire le proprie zone interne con una parte dei caccia utilizzati nel Pacifico, fatto questo importante, numericamente, nella successiva battaglia delle Midway.

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