Aggressione ad egiziani: presi altri due componenti del branco

di Redazione

da sin. Atia e AmiadSAN FELICE A CANCELLO.I carabinieri hanno arrestato gli ultimi dueegiziani del gruppo di sette egiziani chelo scorso 17 aprile avevaaggredito quattro connazionali all’interno della loro baracca, in piazza Vecchia, a San Felice a Cancello, nella frazione di Cancello Scalo.

Si tratta di Atia Mohamed, 19 anni, e Amiad Catin Said, 55, anch’essi clandestini come gli altri cinque arrestati. Catturati presso lo scalo ferroviario di Cancello e condotti in caserma, i due sono stati riconosciuti da tre delle vittime dell’aggressione. Il quarto egiziano pestato, che aveva patito lo sfondamento del cranio a causa delle bastonate in testa, si trova ancora ricoverato all’Ospedale di Caserta: le sue condizioni dopo l’intervento sono in fase di lento e progressivo miglioramento, ma i medici non hanno ancora sciolto la prognosi. Nel frattempo il fermo degli altri cinque complici eseguito venerdì scorso è stato convalidato dai Magistrati, e tutti sono rimasti in carcere.

Il 17 aprile,a seguito di una segnalazione al 112, che parlava di alcuni extracomunitari con ferite da arma da taglio, una pattuglia dei carabinieri si recava immediatamente sul posto, dove i militari trovavano due extracomunitari feriti, uno dei quali riverso sul ciglio della strada e sporco di sangue, mentre altri due egiziani di 32 e 35 anni, visibilmente contusi, riferivano che poco prima un gruppo di loro connazionali, forse in 7, li aveva minacciati e aggrediti con bastoni e coltelli per rapinarli dei loro soldi ed effetti personali.

da sin. Drwishe, Hassan, Ghedu, Hamda, Mounir.
In alto i due ultimi arrestati: Atia e Amiad

Poco dopo i due feriti venivano trasportati in ospedale tramite il 118, e un’altra pattuglia si recava presso l’ospedale di Maddaloni per accertarsi delle loro condizioni: il primo, 29enne, veniva dimesso con quattro giorni di prognosi per un trauma contusivo al torace, causato dalle bastonate, e per varie ferite da taglio superficiali alle mani, che si era procurato per difendersi da una coltellata; l’amico 32enne, invece, versava in condizioni ben più gravi, con ferite da taglio alla fronte causate da coltellate e con il cranio sfondato a causa delle bastonate subite in testa, che gli avevano provocato diverse fratture infossate. Il giovane, in prognosi riservata, veniva quindi trasferito all’ospedale di Caserta per essere sottoposto ad un delicato intervento chirurgico alla testa.

I carabinieri, memori del recente efferato delitto di Posillipo, si mettevano subito alla ricerca degli aggressori, sia nel centro urbano che nella periferia rurale di San Felice a Cancello e Cancello Scalo, cercando anche nei casolari disabitati della campagna, ma senza esito. Dopo diverse ore, nella corso della serata, i militarinotavano cinque giovani in pieno centro, in piazza Castra Marcelli, che corrispondevano alla descrizione degli aggressori fatta dalle vittime. Essi probabilmente all’inizio si erano dati alla fuga ma poi, pensando che ormai nessuno più li stesse cercando, avevano fatto tranquillamente ritorno in paese. Dopo aver organizzato l’intervento, i militari della stazione di Cancello e del Nucleo Radiomobile piombavano rapidamente sui cinque egiziani che, dopo un primo tentativo di fuga, venivano bloccati, caricati sulle auto e portati in caserma. Lì le vittime li riconoscevano come i loro aggressori.

A seguito dell’assunzione delle impronte digitali, tutti e cinque gli aggressori risultavano clandestini sul territorio nazionale, già gravati da vari precedenti, e risultava che ogni volta che erano stati fermati avevano fornito un nome diverso.

Al termine delle attività, in tarda serata, venivano sottoposti a fermo di indiziato di delitto con le accuse di rapina, lesioni gravissime e porto abusivo di armi dataglio e di armi improprie in pubblico. Si trattava di Drwishe Moustafa, 21 anni, Hassan Ahmed Amed Gabr El Sabbagh, 21 anni, Ghedu Abdou, 27 anni, Hamda Galal, 20 anni, e Mounir Ahmed, 21 anni, tutti egiziani clandestini e senza fissa dimora.

Dalle indagini è emerso che i cinque fermati si erano recati nella baracca dei loro connazionali dicendogli che non potevano stare a San Felice a Cancello, perché era il “loro paese” e lì “comandavano loro”, altrimenti gli avrebbero bruciato la baracca e sfregiati. Alla risposta da parte delle vittime che loro erano lì soltanto per lavorare come braccianti agricoli e non sarebbero andati via, scattava prima l’aggressione e poi la rapina.

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