SANTARPINO. Sono sul piede di guerra, non intendono subire le conseguenze di scelte che penalizzano la loro attività amministrativa e mettono in ginocchio i territori.
I sindaci di ben nove comuni dell’agro aversano (Sant’Arpino, San Marcellino, Parete, Frignano, Gricignano d’Aversa, Trentola-Ducenta, Cesa, Succivo e Villa di Briano) ieri hanno firmato un documento dai toni estremamente duri per esprimere il proprio dissenso sulla gestione del servizio di raccolta dei rifiuti, attuato dall’articolazione territoriale Caserta Ce 2 del Consorzio di bacino delle province di Napoli e Caserta.
«Non essendo effettuata la raccolta differenziata – scrivono i sindaci dell’ex Geoeco – andiamo incontro ad ulteriori sanzioni che a loro volta compromettono un aumento del prelievo e quindi provocano un danno ai cittadini, all’erario e all’immagine dei territori».
«Rischiamo il commissariamento perché non riusciamo a far decollare la differenziata – si lamenta il primo cittadino di Frignano, Lucio Santarpia – ma intanto i Comuni restano sempre vittime di una gestione carente che non favorisce la sensibilizzazione dei cittadini alla differenziazione».
Sulla stessa lunghezza d’onda Luigi Verrengia, sindaco di Parete. «I miei cittadini sarebbero pronti per arrivare a punte di differenziata pari al 47%, così come già avvenuto in passato – osserva Verrengia – ma il successo, dinanzi allo scenario che si sta predeterminando, potrebbe essere garantito soltanto da una gestione in autonomia».
I «piccoli» comuni non ci stanno. Il dito è puntato contro quelli grandi. «Non riteniamo più consentibile che le scelte operative del consorzio siano determinate dai rappresentanti di quei comuni – aggiungono i nove sindaci – che per legge (a decorrere dal 1 gennaio 2010) non ne faranno più parte».
Il grido lanciato dai primi cittadini, che vivono con particolare disagio soprattutto questa fase di transitorietà nella gestione, segnata dalla sede vacante lasciata dall’ex sindaco di Villa Literno, Enrico Fabozzi, chiedono che la politica non danneggi l’efficienza del servizio. «Le rispettive maggioranze sono differenti ed eterogenee e quindi appartengono a realtà diverse – affermano i firmatari del documento – pertanto non intendiamo soccombere a logiche spartitorie e di schieramenti, così come emerso nei giorni scorsi da anticipazioni dalla stampa (presunto accordo fra Pdl e Pd provinciali, ndr)».
Il motivo è indicato con chiarezza.«Si tratta di logiche che – spiegano i sindaci – rispondono ad interessi politici ben lontani da quelli dai territori e dai cittadini che amministriamo». Per qualsiasi iniziativa finalizzata ad un adeguato assetto funzionale e gestionale del consorzio, i sindaci chiedono di essere interpellati. «Ove perdurasse l’attuale status quo – annunciano – siamo pronti a costituirci in consorzio autonomo».
da “Il Mattino”, 23.05.09(di Alessandra Tommasino)