“Le Terre di Don Peppe Diana”, tre giorni di alto valore morale

di Redazione

 CASAL DI PRINCIPE. E’ calato il sipario sulla seconda edizione del Festival di Impegno Civile “Le Terre di Don Peppe Diana”, l’unica rassegna in Italia a svolgersi nei beni confiscati alla criminalità promossa dall’Associazione “Libera” e dal Comitato Don Peppe Diana.

Una rassegna sicuramente cresciuta rispetto alla prima edizione sia per la qualità dei contenuti offerti che da un punto di vista artistico ma, è necessario sottolinearlo, anche per il seguito di pubblico presente durante i dibattiti e le serate, (oltre mille presenze solamente in occasione del concerto di Peppe Barra a Sessa Aurunca) quando sono stati presentati produzioni teatrali e musicali in anteprima nazionale. Una rassegna oramai di respiro regionale che con le tappe di Napoli, ai quartieri spagnoli, e di Quindici nell’avellinese, ha offerto la possibilità di allargare i confini de “Le Terre di Don Peppe Diana” e di moltiplicare in modo esponenziale il numero dei “Cittadini in Cammino”.

Carlo FaielloIl Festival è stato inaugurato da una manifestazione importantissima come quella della pulitura e della semina di terreni confiscati alla camorra, nel comune di Cancello ed Arnone, dove, unitamente alla masseria di Castel Volturno, nascerà la prima cooperativa campana chiamata “Le terre di Don Peppe Diana-Libera Terra” che produrrà mozzarella di bufala. Una giornata che ha visto protagonisti Don Luigi Ciotti, il presidente di Libera, ed il papà di Don Peppe Diana, Gennaro, che alla guida dei tanti volontari giunti sul posto, dei rappresentanti degli oltre trenta Enti che sosterranno questo percorso, hanno deciso di essere su questi territori il 19 giugno riappropriandosi di quei terreni che fino a qualche tempo fa erano ancora occupati dalla camorra.

Si è poi proseguito con le altre attività che ha visto impegnati giornalisti, magistrati, rappresentanti del mondo della cultura, delle università, dell’associazionismo ed artisti che hanno raccontato, denunciato ma, allo stesso tempo, deciso di impegnarsi per costruire con un impegno quotidiano una struttura sempre più organica ed operativa che possa rappresentare un punto di riferimento importante.

Peppe BarraLo storico Marcello Ravveduto ha considerato il Festival dell’Impegno Civile “Una religione civile che stabilisce nei beni confiscati i propri luoghi di culto dove celebrare la conquista di territori che erano stati sottratti al controllo democratico repubblicano”. Gli organizzatori, invece, “uUna realtà che continua sempre meglio ad interagire con i territori e con le forze positive su essi presenti insieme alle quali si vuole costruire un modello alternativo a quello fino ad ora imposto”.

La tre giorni dell’impegno, però, guarda già al futuro visto che non vuole essere un semplice Festival ma accreditarsi sempre più come una struttura che crea progetti sul territorio. Non è un caso, infatti, che insieme all’artista Carlo Faiello sarà costituita una band musicale con i ragazzi de “Le Terre di Don Peppe Diana” mentre con l’attore e regista Giulio Cavalli verrà realizzata una nuova produzione dedicata a Don Peppe Diana.

Una tre giorni, dunque, dall’alto valore morale e civile che fa di quei luoghi dove si programmavano spedizioni di morte e la distruzione sistematica dei territori in luoghi di emancipazione sociale e civile. Una tre giorni che si presenta sempre più come un appuntamento dove far convergere eventi di interesse nazionale ed internazionale proprio come quello voluto dal Ministero Affari Esteri che all’interno del Festival ha realizzato il tavolo nazionale degli Interventi Civili di Pace.

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