CASERTA. Leventualità del paventato decreto ministeriale che toglie a Caserta la soprintendenza ai Beni Archeologici e lArchivio di Stato, sarebbe certo un colpo al cuore per tutto il patrimonio monumentale della provincia casertana.
Sono già in molti ad accusare la politica locale di colpevole indifferenza nei confronti di una questione in ballo da molto tempo (dalla precedente legislatura) che andava seguita e monitorata.
Secondo il consigliere regionale Giuseppe Stellato, i parlamentari eletti nella mia partita, gli onorevoli Graziano e Picierno, sono certo, hanno operato il possibile, anche in tempi non sospetti per evitare quanto accaduto. Come rappresentante politico locale mi sento ovviamente chiamato in causa in ogni vicenda che riguardi il benessere e la tutela di questo territorio. Una scelta che non prende atto dellimportanza storica della Reggia di Caserta continua Stellato – e delle preesistenze archeologiche presenti sul territorio casertano indica ancora una volta una miopia nelle valutazioni e nelle analisi e una non corretta considerazione delle vere risorse del territorio. Se è indubbio che Palazzo Reale di Caserta sia uno dei monumenti più importanti, tanto da giustificare pienamente il mantenimento della Soprintendenza per i Beni Architettonici, non si comprende la perdita dei Beni Archeologici e della posizione inerente lArchivio di Stato. Basti pensare alla diffusione sul territorio di siti di interesse nazionale, alcuni dei quali oggetto di studio a tutti i livelli. Pensiamo allAntica Capua, allAgro Caleno, a Sessa Aurunca, e questo solo per indicare alcune delle notevoli bellezze archeologiche che caratterizzano Terra di Lavoro. Il vero problema adesso riguarderà la destinazione dei fondi e, dunque, la possibilità di fruire in maniera seria di beni che costituiscono un patrimonio caratterizzante lintera area casertana. Lesistenza di una Soprintendenza vuol dire esistenza di un centro di spesa, la sua eliminazione vuol dire non considerazione del territorio e riduzione delle risorse. Vorrei tanto sbagliarmi ma temo sia proprio così. Purtroppo oggi le scelte governative non sono seriamente orientabili da parte di chi non rappresenta il governo, per cui è innegabile che gli accordi centrali abbiano ancora una volta mortificato il territorio casertano. La mancanza di concertazione e forse la non piena consapevolezza del proprio patrimonio determinano disattenzioni che rischiano di compromettere il già fragile equilibrio che tiene in piedi i beni archeologici di terra di lavoro. Cosa si può ancora fare? Forse si dovrebbe cercare di intervenire a livello normativo, ipotizzando una serie di organizzazioni su tutto il territorio campano onde consentire una reale comparazione tra i beni presenti sul territorio.