TEHERAN. Non si fermano gli scontri in Iran provocati dalla protesta degli oppositori del regime, i quali ritengono illegittima la rielezione diAhmadinejad.
Circa 4mila persone si sono radunate davanti alla sede del Parlamento dando vita a scontri con le forze di sicurezza. Ancora una volta il bilancio sarebbe finito nel sangue anche se, a causa del black out dell’informazione voluto dal regime, non si hanno notizie ufficiali. Alcuni blogger riferiscono che ci sarebbero già tre o quattro morti, tra i quali una ragazza colpita con un’arma da fuoco. Altre testimonianze apparse sui social network parlano di una piazza piena di sangue e di numerosi arresti da parte della polizia.
Intanto,si intensifica il braccio di ferro diplomatico con la comunità internazionale e l’Iran fa sapere che non parteciperà al G8 di Trieste. Dopo l’ultimatum del ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, che aveva chiesto una risposta entro lunedì, senza ottenerla, da Teheran arriva la conferma del suo omologo Manuchehr Mottaki: “Non prevedo di andare in Italia”. Da parte sua, Frattini ha dichiarato: “L’Iran non si isoli dalla comunità internazionale e confermi in qualche modo di voler essere un attore costruttivo, almeno per quanto riguarda la stabilizzazione della regione tra Pakistan e Afghanistan – ha detto Frattini -. Ha perso l’occasione di dare un proprio contributo positivo”. “LItalia – ha aggiunto Frattini – continuerà comunque a sostenere la politica del presidente americano Barack Obama, della mano tesa, ma nel quadro di un impegno serio dell’Iran per fermare il programma nucleare”.Frattini ha anche comunicato che l’Italia chiederà agli altri Paesi del G8 di condannare le violazioni dei diritti fondamentali in Iran, dove alla repressione dei manifestanti contro il risultato delle elezioni si è aggiunta l’espulsione di massa di giornalisti. Ed a proposito di giornalisti, France Press riferisceche 25 corrispondenti del quotidiano Kalemeh Sabz sarebbero stati incarcerati, almeno stando alla denuncia di un loro collega.
Sul fronte politico interno, il candidato riformista Mousavi ha pubblicato sul suo internet un comunicato di tre pagine in cui vengono concretizzate le denunce di brogli nello scrutinio delle elezioni del 12 giugno. Parla di uso improprio di fondi pubblici, nomine pilotate tra gli organizzatori della consultazione, schede senza numero di serie, troppi timbri in circolazione, rappresentanti di lista dell’opposizione tenuti alla larga dai seggi dove forse sono arrivate urne già piene di voti. Il Comitato per la protezione dei voti chiede dunque la creazione di una commissione, “accettabile per tutte le parti in causa”, che esamini la procedura elettorale. Il documento denuncia “l’utilizzo su larga scala di mezzi del governo in favore del proprio candidato”, il presidente uscente Mahmud Ahmadinejad. Viene poi criticata la scelta dei componenti dei comitati incaricati di organizzare le elezioni, selezionati fra i sostenitori di Ahmadinejad. “La sera delle elezioni sono state stampate schede senza numero di serie, cosa senza precedenti nella storia del Paese” si legge ancora nel comunicato, che denuncia la fabbricazione di timbri utilizzati per convalidare i voti in un numero “2,5 volte superiore” a quello dei seggi, “cosa che può favorire brogli”. Viene denunciata inoltre l’interruzione del servizio di sms. Infine Mousavi avanza “seri dubbi” sul fatto che le urne fossero vuote nel momento in cui sono state consegnate ai seggi: eventualità che non può essere esclusa per l’assenza dei rappresentanti di lista.
Un altro ex candidato, il conservatore Mohsen Rezai, ha invece deciso di ritirare il ricorso: “La situazione politica, sociale e di sicurezza del Paese è entrata in una fase sensibile e determinante che è più importante delle elezioni”, ha detto Rezai, criticando “il poco tempo accordato dalle autorità per esaminare i ricorsi”, nonostante il Consiglio dei Guardiani della rivoluzione abbia annunciato una proroga di cinque giorni.