GRICIGNANO. Angelo Di Ronza è stato condannato a 25 anni per l’omicidio della moglie Maria Rosaria Nugnes, avvenuto il 21 febbraio del 2008.
I giudici, in primo grado, lo hanno ritenuto colpevole di omicidio premeditato, riconoscendo il movente dell’interesse economico legato al fatto che la moglie volesse vendere il patrimonio immobiliare a lei intestato. L’accusa aveva chiesto 28 anni.
Nel processo si erano costituiti parte civile i genitori della Nugnes, rappresentati dagli avvocati Luciano e Raffaele Costanzo e Giuseppe Tessitore, i quali, tra l’altro,hanno ricevuto il risarcimento economico di “un centesimo”. Una cifra simbolica, a testimoniare l’esclusivo interesse dei coniugi di avere giustizia per la figlia.
La madre della Nugnes, durante le udienze, aveva sottolineato lindole aggressiva di Di Ronza, manifestatasi a volte anche in sua presenza. La signora Nugnes aveva anche parlato delle difficoltà dei nipotini, costretti a vivere senza la madre e attualmente in affido ad una casa famiglia. Era stata ascoltata anche la compagna rumena dellimputato.
38 anni, ex imprenditore edile, Angelo Di Ronza, conosciuto come “‘Ngelone”, da qualche anno gestiva il Bar LIncontro sito in via della Libertà, tra Gricignano e Carinaro, nella zona del ponte di Cangiano. Nel pomeriggio di quel giovedì, intorno alle 13, in via Fermi, nei pressi della scuola elementare Santagata e della caserma dei carabinieri, Maria Rosaria, 29 anni, aveva lasciato lauto sulla strada e si era incamminata a piedi per andare a prendere il figlio al termine dellorario di lezione. Ma veniva avvicinata dal marito che, senza proferire alcuna parola, le esplodeva contro sei colpi di pistola. La giovane cadeva al suolo, dove si formava un lago di sangue, mentre Di Ronza si dava alla fuga. Gli spari si udivano fino alle classi della scuola lementare, tanto che le maestre e gli operatori scolastici bloccavano il flusso di alunni che in quel momento usciva dallistituto.
Immediatamente scendevano i carabinieri dalla caserma e sul posto intervenivano i colleghi di Aversa, gli agenti della polizia municipale e le ambulanze del 118. Inutili i tentativi di rianimare la donna. Il marito, nel giro di una mezzora, veniva arrestato a bordo di un fuoristrada e, dopo gli adempimenti di ritoin caserma, condotto in carcere. Dall’autopsia risultò che la giovane era incinta.
Si dovranno attendere novanta giorni per conoscere nel dettaglio le motivazioni della sentenza, contro la quale Di Ronza, difeso dagli avvocati Angelo Raucci e Alberto Martucci, presenterà molto probabilmente ricorso.