Dl Anticrisi, la Camera approva la fiducia

di Redazione

 ROMA. La Camera, con 249 sì e 186, ha approvato la fiducia al maxiemendamento anticrisi. Il voto finale per la Camera è previsto per martedì, poi il testo passerà al vaglio del Senato, dove potrebbero esserci delle modifiche.

Intanto, il “caso Sud”investe il governo Berlusconi.Il Movimento per le Autonomie, infatti, come già annunciato nel pomeriggio,è uscito dall’aula. “Su questo decreto legge non possiamo che esprimere giudizio negativo. Non potendo non votare la fiducia, oggi al momento del voto usciremo dall’aula”, ha spiegato il capogruppo Carmelo Lo Monte. E nella sua dichiarazione ha spiegato che “l’impegno del governo rispetto al Sud è insoddisfacente”.

In merito, Umberto Bossi, ha commentato: “Se son rose fioriranno. Stiamo a vedere, ma rischia di essere un pasticcio. E d’altra parte la politica è piena di pasticci…”. E sul piano degli aiuti al Mezzogiorno, il leader della Lega Nordha spiegato: “Se gli alleati dicono sì, va bene anche per noi. Perché c’è sicuramente un problema di rilancio del Sud che va affrontato a partire dalle infrastrutture. Quelle sono le prime perchè senza strade e ferrovie non si va da nessuna parte”.

Tornando al maxiemendamento, esso contiene norme dallo scudo fiscale per i capitali esportati illegalmente alla ministretta sull’età pensionabile, dagli aiuti per le imprese grandi (Tremonti-ter per chi reinveste gli utili) e piccole (moratoria dei debiti bancari e incentivi alla capitalizzazione) alla sanatoria di colf e badanti.

Critico il Pd che in Aula, con Pierluigi Bersani, ha parlato di “23esima fiducia in un anno” e accusato la maggioranza di non aver avuto il coraggio di fare una manovra e di “non usare consenso per governare ma usare il governo per fare consenso, e questo non è responsabile”. “Il governo Prodi – ha aggiunto Bersani – quando c’era bisogno di una manovra aveva il coraggio di farla”.

A replicare Giuliano Cazzola del Pdl: “Forse noi usiamo il Governo per fare consensi, ma voi usate l’opposizione per fare consensi e non ci riuscite. Il Governo Prodi fece una Finanziaria da 30 miliardi, ma con la quale strangolò nella culla la possibilità di ripresa. Invece, dopo che il sistema produttivo ha rischiato ben più che il declino a causa della crisi, ora è nelle condizioni di ripartire”.

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