Palermo ricorda Borsellino. Riina: “Lo hanno ammazzato loro”

di Redazione

Paolo BorsellinoPALERMO.A Palermo si è celebrato il17esimo anniversario della strage di Via D’Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato alla moglie del magistrato, Agnese, scrive: “Paolo Borsellino fu eroico protagonista della battaglia per la legalità e la difesa dello Stato democratico e costruttore di validi presidi giuridici e istituzionali capaci di contrastare efficacemente la criminalità organizzata”.

Intanto, all’indomani della riapertura dell’inchiesta sulla strage enel giornodella commemorazione, Totò Riina, il capo dei capi di Cosa nostra,dal carcere di Opera, ha incaricato il suo avvocato di far sapere all’esterno qual è il suo pensiero sulle stragi del 1992 in Sicilia. “Lo hanno ammazzato loro”, dice riferendosi agli uomini dello Stato,”Sono stanco di essere il parafulmine d’Italia”.

L’europarlamentare Rita Borsellino, sorella del magistrato, commenta:”Una verità che si attende da 17 anni: troppi per potere aspettare ancora. Solo con la verità si può avere giustizia. Questo quadro inquietante che si sta delineando sulle stragi del ’92 e del ’93 merita la massima attenzione, sia a livello nazionale che europeo”.

“Dal ’92 ad oggi si è fatto poco – dice Salvatore Borsellino, fratello del magistrato – Sembra quasi che qualcuno stia pagando delle cambiali alla mafia. Oggi finalmente, dopo anni di tenebre, la lotta che si sta conducendo nelle procure di Palermo e Caltanissetta sta andando nel verso giusto. Si stanno acquisendo elementi positivi. Fino ad oggi ci sono stati tanti depistaggi, ora si sta lavorando per coprire la complicità di pezzi deviati delle istituzioni”.

Ecco l’intervista degli inviati di Repubblica, Attilio Bolzoni e Francesco Viviano,all’avvocato Luca Cianferoni, fiorentino, da dodici anni legale di Totò Riina, da quando il più spietato mafioso della storia di Cosa Nostra è imputato non solo per Capaci e via Mariano D’Amelio, ma anche per le bombe di Firenze, Milano e Roma.

Avvocato, quali sono le esatte parole pronunciate da Totò Riina? Sono proprio queste: “L’ammazzarono loro”?
“Sì, sono andato a trovarlo al carcere di Opera questa mattina e l’ho trovato che stava leggendo alcuni giornali. Neanche ho fatto in tempo a salutarlo e lui, alludendo al caso Borsellino, mi ha detto quelle parole… L’ammazzarono loro…”.

E poi, che altro ha le ha detto Totò Riina?
“Mi ha dato incarico di far sapere fuori, senza messaggi e senza segnali da decifrare, cosa pensa. Lui è stato molto chiaro. Mi ha detto: “Avvocato, dico questo senza chiedere niente, non rivendico niente, non voglio trovare mediazioni con nessuno, non voglio che si pensi ad altro”. Insomma, il mio cliente sa che starà in carcere e non vuole niente. Ha solo manifestato il suo pensiero sulla vicenda stragi”.

Ma Totò Riina è stato condannato in Cassazione per l’omicidio di Borsellino, per l’omicidio di Falcone, per le stragi in Continente e per decine di altri delitti: che interesse ha a dire soltanto adesso quello che ha detto?
“Io mi limito a riportare le sue parole come mi ha chiesto. Mi ha ripetuto più volte: avvocato parlo sapendo bene che la mia situazione processuale nell’inchiesta Borsellino non cambierà, fra l’altro adesso c’è anche Gaspare Spatuzza che sta collaborando con i magistrati quindi…”.

Le ha raccontato altro?
“Abbiamo parlato della trattativa. Riina sostiene che è stato oggetto e non soggetto di quella trattativa di cui tanto si è discusso in questi anni. Lui sostiene che la trattativa è passata sopra di lui, che l’ha fatta Vito Ciancimino per conto suo e per i suoi affari e insieme ai carabinieri: e che lui, Totò Riina, era al di fuori. Non a caso io, come suo difensore, proprio al processo per le stragi di Firenze già quattro anni fa ho chiesto che venisse ascoltato Massimo Ciancimino in aula proprio sulla trattativa. Riina voleva che Ciancimino deponesse, purtroppo la Corte ha respinto la mia istanza”.

E poi, che altro le ha detto Totò Riina nel carcere di Opera?
“E’ tornato a parlare della vicenda Mancino, come aveva fatto nell’udienza del 24 gennaio 1998. Sempre al processo di Firenze, quel giorno Riina chiese alla Corte di chiedere a Mancino, ai tempi del suo arresto ministro dell’Interno, come fosse a conoscenza – una settimana prima – della sua cattura”.

E questo cosa significa, avvocato?
“Significa che per lui sono invenzioni tutte quelle voci secondo le quali sarebbe stato venduto dall’altro boss di Corleone, Bernardo Provenzano. Come suo difensore, ho chiesto al processo di Firenze di sentire come testimone il senatore Mancino, ma la Corte ha respinto anche quest’altra istanza”.

Le ha mai detto qualcosa, il suo cliente, sui servizi segreti?
“Spesso, molto spesso mi ha parlato della vicenda di quelli che stavano al castello Utvegio, su a Montepellegrino. Leggendo e rileggendo le carte processuali mi ha trasmesso le sue perplessità, mi ha detto che non ha mai capito perché, dopo l’esplosione dell’autobomba che ha ucciso il procuratore Borsellino, sia sparito tutto il traffico telefonico in entrata e in uscita da Castel Utvegio”.

Insomma, Totò Riina in sostanza cosa pensa delle stragi?
“Pensa che la sua posizione rimarrà quella che è e che è sempre stata, non si sposterà di un millimetro. Ma questa mattina ha voluto dire anche il resto. E cioè: non guardate solo me, guardatevi dentro anche voi”.

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