ROMA. “Sarebbe bello se il Paese difendesse la memoria di don Diana, senza divisioni”. Lo scrittore Roberto Saviano lanciando un appello interviene nella polemica divampata dopo che Gaetano Pecorella, …
… presidente della commissione Ecomafie (ed ex legale, 12 anni fa, di Nunzio De Falco, condannato in Appello come mandante dell’omicidio del sacerdote), aveva messo in dubbio che il prete ucciso dalla camorra fosse un “martire”. “Prima – aveva detto il deputato Pdl – va chiarito il movente del suo delitto”.
Il religioso, sostiene lo scrittore, “è stato ucciso per il suo impegno contro i clan. Ribadirlo significa ribadire che l’Italia è sulle figure come quella di Don Peppe che fonda la fiducia nella possibilità di cambiamento e nel sogno di giustizia. Sarebbe bello che da destra a sinistra tutti si sentissero orgogliosi di essere italiani perché lo era don Peppe. Il suo ricordo e difesa prescindono dalle divisioni politiche. Sarebbe bello se scout, associazioni, e tutti i presenti durante la sua vita ricordassero quanto ha fatto. E cancellassero per sempre ogni ombra che da anni la camorra staglia sulla sua memoria”.
Mentre Pecorella ritiene di essere “caduto in un tranello studiato a tavolino” perché “dà fastidio che la Commissione Ecomafie abbia denunciato il pericolo che nei prossimi anni il Lazio resti ingovernabile sotto il profilo dello smaltimento dei rifiuti”, ad attaccare l’ex avvocato di Silvio Berlusconi è Sonia Alfano, Idv, presidente dell’Associazione vittime di mafia. “Quelle di Pecorella – dice – sono dichiarazioni disgustose con lo scopo d’infangare la memoria del pastore che osò sfidare la camorra a viso aperto”.
Per il capogruppo pd all’Antimafia, Laura Garavini, “diffondere insinuazioni è una sporca strategia che conosciamo troppo bene da parte di certi personaggi. Se tutti fossero come don Diana, l’Italia sarebbe un altro Paese”.
Raffaele Cantone, ex pm della Dda di Napoli (fece condannare De Falco per aver ordinato l’omicidio del killer del fratello), apprezza “la generosità con la quale Saviano difende la memoria di don Diana, martire per aver dato una svolta alla chiesa campana nella lotta alla camorra”. Non crede “che si possa equiparare l’avvocato con il cliente che difende”.
Ritiene, Cantone, che “si può porre il problema di opportunità per l’avvocato che difende posizioni particolari quando assume cariche pubbliche di rilevante imparzialità”. Piergiorgio Morosini, della giunta Anm, invita “alla massima prudenza quando un personaggio pubblico commenta omicidi di mafia perché certe dichiarazioni potrebbero nel mondo criminale delegittimare chi ha preso il testimone di don Diana”.
Getta acqua sul fuoco, infine, il Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, per il quale la polemica Saviano-Pecorella su don Diana “è una tempesta in un bicchiere d’acqua”.
da La Repubblica, di Alberto Custodero (03.08.09)