ROMA. L’informativa pubblicata da Il Giornale sul direttore dell’Avvenire, Dino Boffo, era giunta sulle scrivanie dei vescovi italiani già lo scorso mese di maggio.
Un periodo “non sospetto” visto che Boffo ancora si era occupato dei casi Berlusconi-Noemi, delle escort e di altriche mettevano in discussione lamorale del premier. Due fogli A4 spillati: il certificato del casellario giudiziale, con la sede cancellata a pennarello e conuna condanna per “molestie alla persona commesse a Terni nel 2002” e di 516 euro di pena pecuniaria; e una nota intitolata “Riscontro a richiesta di informativa di Sua Eccellenza” che descrive nel dettaglio la vicenda di Boffo, presentando un italiano molto burocratico e con qualche errore di ortografia.
Viene descritto che il direttore dell’Avvenire “è stato a suo tempo querelato da una signora di Ternidestinataria di telefonate sconcie (con la ‘i’, ndr) e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo aveva una relazione omosessuale” e che ha patteggiato la pena “con un notevole risarcimento finanziario”. Boffo, inoltre, viene descritto come”un noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni e gode indubbiamente di alte protezioni, correità e coperture in sede ecclesiastica”. La sua situazione, secondo l’anonimo estensore della nota, era a conoscenza dei cardinali Ruini, Tettamanzi e Betori.
Le stesse parole riportate da Il Giornale che, dunque, farebbero parte di una lettera anonima e non di un atto giudiziario. Una lettera, recapitata per posta ai vescovi, che era stata a suo tempo cestinata. Lo si evince dalle parole dell’arcivescovo di Firenze, monsignor Giusppe Betori: “Quanto ai fogli anonimi che circolano in questi giorni, assurti al rango di ‘informativa’, li ho sempre ritenuti degni del cestino della spazzatura, quella spazzatura da cui provengono e devono tornare”.
Intanto, secondo monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del consiglio Cei per gli Affari giuridici, Dino Boffo potrebbe valutare la possibilità di dimettersi da direttore dell’Avvenire: “Se ritiene che tutta la vicenda, pur essendo priva di fondamento, possa nuocere alla causa del giornale o agli uomini di Chiesa, Boffo potrebbe anche decidere di dimettersi. In effetti in Italia chi si dimette è sempre ritenuto colpevole, ma non sempre è così. Se Boffo accettasse anche di passare per un disgraziato pur di non nuocere alla causa del giornale, farebbe la cosa giusta. Poi nelle sedi opportune si accerteranno debitamente i fatti”.