Peschereccio italiano sequestrato da autorità tunisine

di Redazione

 TRAPANI. Un altro episodio di presunti sconfinamenti di pescherecci italiani in acque tunisine. Un’imbarcazione della flotta di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, il “Chiaraluna”, …

…con a bordo sette uomini di equipaggio, tre italiani e quattro tunisini, è stata sequestrata all’alba da una motovedetta di militari tunisini a sud del canale di Sicilia. Sembra che il peschereccio sia stato condotto verso il porto di Sfax.

Il sindaco di Mazara, Nicola Cristaldi, ha spiegato che il peschereccio avrebbe sconfinato “a causa di una strumentazione di bordo guasta”. La Provincia di Trapani, appresa la notizia del sequestro, è intervenuta presso le autorità competenti per avviare le procedure di rilascio del peschereccio. Mobiliato anche il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo,che ha chiesto l’intervento del ministero degli Esteri.

Lo stesso peschereccio, nel marzo scorso, era stato sequestrato dalle autorità libiche mentre si trovava a circa quaranta miglia a nord della costa africana. Allora a bordo si trovavano dieci uomini di equipaggio, sei tunisini e quattro italiani.

Lo scorso 22 luglio venivano fermati da motovedette libiche due pescherecci, “Monastir” e “Tulipano”, rilasciati il 4 agosto.

L’ambasciata libica, in un comunicato emesso l’8 agosto, prometteva sanzioni dure e “senza eccezioni” per i pescherecci italiani sorpresi a sconfinare. Queste le misure previste:sequestro delle quantità di pesce a bordo, sequestro di tutte le attrazzature di pesca, pagamento di sanzioni pecuniaria che potrebbero raggiungere il valore dello stesso peschereccio.

Sul caso era intervenuto il ministro degli Esteri, Franco Frattini: “La Libia ha voluto dare all’Italia un segnale. Alcuni pescherecci che erano sconfinati in acque territoriali libiche sono stati rilasciati senza pagare sanzioni. È ovvio che la Libia voglia però richiamare al fatto che le regole debbano essere rispettate, come noi pretendiamo in Italia che rispettino le nostre. Non è assolutamente un segnale di inasprimento”.

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