Camorra, maxisequestro di beni in Campania e Lazio

di Redazione

Guardia di Finanza CASERTA. La Guardia di Finanza di Mondragone ha eseguito un’ordinanza applicativa di custodia cautelare nei confronti di Giuseppe Diana e sequestrato 37 unità immobiliari e 5 complessi aziendali situati in diverse province della Campania e del Lazio.

A Giuseppe Diana – recentemente arrestato per il tentativo di riciclaggio di denaro proveniente dalle casse del clan dei casalesi, da utilizzare, tra l’altro, per la scalata alla società calcistica Lazio – sono stati contestati i delitti di concorso esterno in associazione mafiosa, attribuzione fittizia di beni e corruzione.

“Diana, – si legge nel comunicato diramato dalla Direzione Distrettuale antimafia a firma del procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho – riciclava i proventi delle attività delittuose in attività economiche anche quotate in Borsa (quali, appunto, la società sportiva Lazio) concedendo le proprie strutture aziendali come base d’appoggio logistico per le necessità dell’organizzazione e degli affiliati, garantendo al clan gli utili provenienti dalle aziende di commercializzazione e distribuzione del gas da lui gestite e sorretto dallo stabile contributo mafioso. Veniva così garantito un regime monopolistico nel settore della commercializzazione del gas ed erano rafforzati gli interessi economici degli esponenti apicali delle famiglie Russo, Schiavone, Mezzero, Tucci, Diana, Belforte, appartenenti alle associazioni mafiose operanti sull’intera area della provincia di Caserta e zone limitrofe. Dalle intercettazioni emergeva con chiarezza la responsabilità di Diana nella scalata alla Lazio, rivelandosi in modo evidente il tentativo di consegna ai vertici della società sportiva di un’ingente somma di denaro contante proveniente dalle casse del clan, di cui veniva tracciata la provenienza attraverso le intercettazioni telefoniche e le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia”.

“Le investigazioni dirette alla Dda di Napoli e condotte dalla Guardia di Finanza, – continua la nota del procuratore aggiunto – hanno consentito di cogliere il sostegno mafioso offerto da diverse famiglie del clan casalese al monopolio dell’indagato nella commercializzazione del gas, lo stabile e decennale ruolo di riciclatore a favore del clan nonché individuare gli intensi rapporti corruttivi con alcuni Vigili del Fuoco, regolarmente retribuiti per ‘proteggere’, evitando controlli, preavvertendo le future ispezioni e pilotandone gli esiti, gli interessi economici di Diana. E’ stato, inoltre, possibile individuare alcune società appartenenti formalmente a persone diverse ma sostanzialmente gestite dall’indagato e complessi aziendali oggetti di sequestro”.

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