ROMA. Il Consiglio dei ministri dà il via libera alla Finanziaria 2010. La decisione arriva dopol’incontro fra governo e parti sociali di lunedì e la riunione del Cipe, che ha approvato la relazione previsionale programmatica e la nota di aggiornamento al Dpef.
Si tratta di una manovra”leggera”, pari a 3,4 miliardi, composta da soli tre articoli e da una trentina di tabelle.
Nel documento viene indicato che il Pil segnerà quest’anno una contrazione del 4,8%, contro una stima negativa per il 5,2% del Dpef, mentre nel prossimo anno lo spunto della ripresa segnerà una crescita dello 0,7% (contro lo 0,5% previsto dal Dpef). Il deficit pubblico si attesterà nel 2009 al 5,3% e si ridurrà al 5% l’anno prossimo. Ma si tratta del deficit “lordo”: quello corretto per il ciclo sarà del 3,3% quest’anno e del 2,8% nel 2010.
Per quanto riguardadebito pubblico, nel 2009 si attesterà al 115,1% del Pil e nel 2010 salirà al 117,3%. Leggermente meglio rispetto alle stime del Dpef: 115,3 e 118,2%. Nel 2011 il rapporto debito/Pil tornerà a scendere attestandosi a 116,9%. Il calo proseguirà nel 2012 quando il debito pubblico tornerà ai livelli di quest’anno.
Previsto lo stanziamento di fondi per 693 milioni per il rinnovo dei contratti pubblici nel 2010 e l’estensione delle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni anche nel 2012. Aggiunta, inoltre,una norma per evitare un buco da 3 miliardi sulle pensioni agricole. Non manca, poi, la formula di rito – che però l’anno scorso non era stata inserita fin dall’inizio – in base alla quale le maggiori risorse che dovessero emergere dai conti pubblici saranno utilizzate per abbattere le tasse su lavoratori e dipendenti con famiglie numerose e a basso reddito.
La relazione introduttiva del governo spiega che la manovra è “indirizzata a stimolare la crescita mantenendo la stabilità dei conti pubblici” e che “contestualmente al miglioramento delle prospettive di crescita sarà ripreso il percorso di risanamento della finanza pubblica”. Così, anche se il deficit 2010 sarà al 5% si ridurrà progressivamente fino al 2,2% del 2013.
Nel dettaglio, la bozza prevede:
Contratti pubblici.La Finanziaria apposta solo le somme “già scontate” nelle previsioni fatte nel passato per il rinnovo dei conti pubblici. In attesa di definire il nuovo modello contrattuale e raggiungere gli acconti, gli importi complessivi ammontano a 3,4 miliardi per il prossimo triennio: 693 milioni per il 2010, 1.087 milioni per il 2011 e 1.680 milioni per il 2012.
Sicurezza e precari.Per i rinnovi dei contratti pubblici si stanziano 350 milioni per i contratti a carico dello Stato e 343 per il settore non statale. Dei fondi dello Stato 215 milioni saranno per i dipendenti Aran, ma a questi si aggiungono 135 milioni per il personale statale non contrattualizzato, in pratica per i precari. Alle forze di polizia vanno 79 milioni.
Ristrutturazioni.Vengono estese fino al 2012 le agevolazioni previste per le ristrutturazioni edilizie e anche per l’acquisto di immobili già ristrutturati. La norma prevede anche l’applicazione dell’aliquota, al 10%, dell’Iva sui lavori. La misura avrà un impatto di 324 milioni nel 2012, 743 milioni sia nel 2013 sia nel 2014.
Tasse e lavoro.La norma non era stata inserita nel testo della scorsa Finanziaria varata dal Cdm. Venne invece inserita durante l’iter Parlamentare e ora, visto il pressing dei sindacati, acquista nuovo valore. “Le maggiori disponibilità di finanza pubblica che si realizzassero nell’anno 2010 rispetto alle previsioni del Dpef – è scritto nell’articolo 1 della bozza – sono destinate alla riduzione della pressione fiscale nei confronti delle famiglie con figli e dei percettori di reddito medio-basso, con priorità per i lavoratori dipendenti e pensionati”.
Inps. L’importo annuo che viene trasferito all’Inps sarà aumentato annualmente in base alle variazioni dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, aumentato di un punto percentuale. Con lo stesso criterio viene adeguata la somma per l’onere pensionistico delle pensioni di invalidità.
Pensioni agricole. Una norma interpretativa sulle pensioni dei lavoratori agricoli a tempo determinato evita che recenti sentenze della Corte di Cassazione possano trasformarsi in un buco di 3 miliardi nel primo anno di applicazione e di 270 milioni per gli anni successivi.