MILANO. Daniela Santanchè, leader del Movimento dell’Italia, ha denunciato di essere stata aggredita mentre stava protestando domenica mattina contro l’uso del burqa.
“Un uomocon un braccio ingessato mi ha colpita e gettata a terra”, poi mi ha insultato, “Fai schifo”, e minacciato, “Domani morirai”, ha detto l’ex parlamentare che stava manifestando davanti al Teatro Ciak, alla Fabbrica del Vapore di Milano, dove si stava svolgendo una festa islamica per la fine del Ramadan.
L’uomo sarebbe stato individuato dalle forze dell’ordine. Subito dopo la Santanché è riuscita ad entrare nel teatro in un clima di grande tensione, affermando che “qui siamo in Italia e non in un califfato”. Scortata dalla polizia con l’intenzione di parlare con alcune donne, quest’ultime hanno rivendicato il loro diritto ad indossare il burqa. Poi l’esponente di destra è stata accompagnata all’ospedale Fatebenefratelli dove gli sono state riscontrate contusioni toraciche estese con una prognosi di venti giorni.
Ma la comunità islamica nega quanto riferito dall’exdeputato, sostenendo che sarebbe stata lei “ad aggredire strappando il velo alle donne e a gettarsi a terra”. Il presidente dell’Istituto culturale islamico di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari, ha poi affermato: “Se la signora Santanchè ritiene che qualcuno l’ha aggredita faccia la sua denuncia e poi ci sono organi preposti ad accertare la verità. Comunque nessuno l’ha aggredita o minacciata, cosa impossibile visto che c’era un cordone delle forze dell’ordine, che ringraziamo. Oggi siamo in festa e lei ha cercato con un manipolo di persone di strappare il velo alle donne velate. Una provocazione vera e propria”.
La Santanché chiederispetto della legge 152 del 1975 che vieta di nascondere la testa. “Non ce l’ho con queste povere donne – spiega l’ex candidata premier – ma con chi le manda e le soggioga. Il burqa è un’umiliazione per le donne. Non a caso anche in Francia stanno approvando una legge per impedirne l’uso. Il burqa è come l’infibulazione perchè sono strumenti per annullare la sua identità più profonda”.