ROMA. L’Associazione nazionale magistrati si schiera contro l’estensione dello scudo fiscale, esprimendo preoccupazione per gli effetti del provvedimento.
“Il diritto penale richiede certezza ed effettività della pena, e non può tollerare un così frequente ricorso ad amnistie o sanatorie, in particolare nel settore delicatissimo dei reati economici e fiscali”. Una presa di posizione, quella dei magistrati, che non nasconde la contrarietà di chi, ogni giorno, si trova alle prese con reati “difficili da perseguire”.
A replica il ministro della Giustizia Angelino Alfano:”Chi vuole che sia riconosciuta la sua autonomia, deve accettare che è il Parlamento sovrano che fa le leggi”. Alfano ricorda “il numero infinito di pronunciamenti dell’Anm” su provvedimenti legislativi “mentre è in corso il dibattito politico” e sottolinea: “La nostra Costituzione dice che i magistrati sono soggetti solo alla legge. E la legge la fa il Parlamento”.
L’emendamento contestato esclude la punibilità per tutti i reati fiscali e societari commessi al fine di evadere il fisco e trasferire il denaro all’estero ed anche i delitti di frode fiscale, emissione e utilizzazione di false fatture, falso in bilancio e persino le cosiddette ”frodi carosello” che potranno dunque essere ”sanati” con il pagamento di una somma pari al 5% dell’imposta evasa.
”Si tratta di reati oggettivamente gravi, – sottolinea l’Anm – puniti con una pena massima di sei anni di reclusione, per i quali lo Stato rinuncia alla punizione, in tutti i casi e indipendentemente dall’importo non dichiarato”.
Per l’associazione dei magistrati quello che serve è una pena certa e non “amnistie o sanatorie”, in particolare nel settore dei reati economici e fiscali “nel quale già si sconta una situazione di illegalità diffusa e di difficoltà di accertamento”. La nuova legge, conclude l’Anm, avrà come risultato “l’impunità a chi ha realizzato profitti violando la legge”, minando “la fiducia di chi ha agito nel rispetto delle regole”.
Ma Alfdano respinge le accuse:”Fanno resistenza al cambiamento dello status quo, ogni volta che proponiamo una riforma ci viene detto che in realtà vogliamo riformare i giudici. Ci sono resistenze corporative ma questo governo e questa maggioranza ce la possono fare”.