Bonifiche litorale flegreo: indagati Bassolino e Pansa

di Redazione

Antonio Bassolino NAPOLI. Il governatorecampano AntonioBassolino e il prefetto di Napoli Alessandro Pansarisultanoindagati in un’inchiesta su presunte irregolarità nell’affidamento alla Jacorossi di interventi di bonifica del litorale flegreo.

Si tratta di un nuovo filone di indagine aperto dai magistrati della procura partenopea relativo al periodo dell’emergenza rifiuti in Campania, in particolare nei rispettivi archi di tempo in cui Bassolino e Pansahanno ricoperto il ruolo di commissario straordinario per l’emergenza.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Francesco Greco, è diretta dai pm Ettore La Ragione ed Henry John Woodcock. La Guardia di Finanza ha effettuatoperquisizioni nella sede romana della Jacorossi imprese, nell’abitazione del presidente pro-tempore della società Ovidio Jacorossi,nell’ufficio dell’avvocato distrettuale dello Stato di Napoli Giuliano Percopo (presso la sede dell’Avvocatura distrettuale), nelle abitazioni di Arcangelo Cesarano e Raffaele Vanoli, entrambi subcommissari di governo pro-tempore per la bonifica dei siti inquinati, e nell’abitazione di Michele Giustozzi, vicepresidente pro-tempore della Jacorossi imprese. Tutti risultano indagati, assieme al dirigente della Regione Campania per il settore ambientale Mario Lupacchini, ed a Vincenzo Cocuzza, incaricato dalla Regione Campania di un parere su un atto. I reati ipotizzati sono di concorso in abuso di ufficio, falso e truffa ai danni dello Stato.

La Jacorossi, insieme alla società Fintermica, nel 2001 stipulò con i Ministeri dell’Ambiente e del Lavoro, con il Commissariato per l’emergenza rifiuti e con la Regione Campania una convenzione per l’esecuzione di interventi di bonifica dei siti inquinati lungo il litorale flegreo, che prevedeva, tra l’altro, la stabilizzazione da parte dell’impresa di 380 lavoratori socialmente utili. Ma vi fuun contenzioso tra le parti, che reciprocamente si accusavano di inadempimenti contrattuali, fino a quando, sul finire del 2007, si giunse ad un accordo transattivo. Accordo, al quale diede parere favorevole l’avvocato Percopo, che, secondo la Procura, fu soltanto un escamotage per eludere le procedure ordinarie degli appalti pubblici e favorire la Jacorossi. L’impresa, infatti, vide lievitare di circa l’80 per cento i corrispettivi inizialmente previsti, nonostante, come accertato dalla Guardia di Finanza, avesse fatto ampiamente ricorso ai subappalti, soprattutto per la movimentazione dei rifiuti dai siti inquinati. Subappalti che, secondo le dichiarazioni di un pentito, le quali sono in corso di accertamento da parte dei finanzieri, sarebbero andati ad impreseattorno a cui ruotava lacamorra.

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