Coltiva frutta in discarica sequestrata: arrestato fratello del pentito Vassallo

di Redazione

Nicola VassalloCASERTA. Gli agenti della Squadra Mobile di Caserta, diretta dal vicequestore Rodolfo Ruperti, hanno tratto in arresto Nicola Vassallo, 48 anni, di Cesa (Caserta), fratello del collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo.

Il provvedimento è stato eseguito su ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

Nicola Vassallo, già indagato per associazione mafiosa e disastro doloso in concorso con il fratello Gaetano, con imprenditori ed esponenti del clan dei Casalesi – fazione Bidognetti, era stato nominato custode giudiziale di un appezzamento di terreno sequestrato in località “San Giuseppiello” nel comune di Giugliano (Napoli). Nonostante il sequestro, l’uomo perpetrava la continua violazione dei sigilli al fine di impiantare sul terreno estese coltivazioni di frutta da destinare alla commercializzazione.

L’area era stata posta sotto sequestro dalla Squadra Mobile di Caserta nel luglio 2008, unitamente ad altri siti ubicati nel napoletano e nel casertano, nell’ambito di indagini coordinate dalla Dda di Napoli a seguito delle dichiarazioni di Gaetano Vassallo che permettevano di acclarare come quest’ultimo, per conto e nell’interesse del clan dei Casalesi, aveva concorso alla creazione di un vero e proprio “cartello” di aziende riconducibili all’organizzazione camorrista che, operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti, avevano instaurato una vera e propria situazione di monopolio abbattendo i costi di esercizio, ed imponendosi così sul mercato, grazie allo smaltimento illecito ed abusivo di rifiuti solidi urbani, speciali, tossici e nocivi in una serie di discariche clandestine nella disponibilità diretta o indiretta della camorra.

Proprio il terreno in località San Giuseppiello di Giugliano era una delle discariche abusive utilizzate per lo smaltimento dei rifiuti. I controlli dei poliziotti avevano permesso di constatare che era stata rimossa la segnaletica installata per indicare che l’area era sottoposta a sequestro e che sulla stessa stava sorgendo un immenso pescheto, nonostante, secondo le perizie delegate dalla Dda di Napoli, quei terreni risultassero altamente inquinati da rifiuti speciali e pericolosi presentando concentrazioni abnormi ed anomale di idrocarburi pesanti, cromo, arsenico e piombo.

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