CASAL DI PRINCIPE. Un innocente allergastolo. Un processo di revisione più volte negato. La burocrazia che ha il sopravvento sulla giustizia, che vale più di un atto di giustizia chiesto non dallinnocente ma dalla stessa Procura che lo aveva accusato.
Neppure questo gesto di limpida onestà intellettuale fatto dai colleghi di Napoli era servito, due mesi fa, a convincere i giudici della Corte di appello di Perugia, che hanno invece rigettato listanza di revisione. Bisogna aspettare la condanna dei veri colpevoli, hanno detto. Colpevoli individuati a gennaio del 2008, con la confessione dellassassino materiale, Massimo Iovine, e a ottobre del 2008, con il racconto di alcuni pentiti.
È la storia del muratore Alberto Ogaristi, del killer Giovanni Letizia e dellintero gruppo di fuoco del clan Bidognetti, a quel tempo – quello dellomicidio di Antonio Amato – in aperto contrasto con la famiglia Tavoletta per il controllo di affari e tangenti a Villa Literno.
È la vicenda che ha trasformato la vita di un muratore in quella di un ergastolano, segregato da oltre due anni e ancora per chissà quanto tempo. Lo vogliono libero la giovane moglie e la bambina nata tre anni fa. Lo voglio libero i genitori, i parenti e i vicini di casa, anche il medico di famiglia, il vicepresidente del consiglio regionale Pietropaolo Ferraiuolo. E lo dicono con forza, nel lungo corteo che attraversa il paese, da chiesa a chiesa, via Spadolini e ritorno: con gli striscioni e i palloncini bianchi nelle mani dei bambini.
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La figlioletta di Ogaristi è in prima fila, nel passeggino. La mamma mostra lautorizzazione al corteo e la lettera-appello scritta dal figlio a tutte le testate giornalistiche italiane, a tutte le autorità istituzionali. «Ha chiesto aiuto a tutti, quel figlio mio. Non gli ha risposto nessuno».
Marciano per Casal di Principe e aspettano. Aspettano che venerdì il ministro della Giustizia arrivi a Santa Maria Capua Vetere. E aspettano, dopodomani, quando il gip deciderà la sorte degli imputati dellomicidio di Antonio Amato: Luigi Guida, capo bidognettiano, da un mese collaboratore di giustizia; Luigi Grassia; Gaetano Ziello. Omicidio commesso a Villa Literno la sera del 18 febbraio del 2002 mentre a Casal di Principe un altro commando uccideva il sindacalista Federico Del Prete. Si salvò il cognato di Amato, Talet Qoku, che per alcuni secondi vide in faccia uno degli assassini. Riuscì a inquadrare un angolo del volto, pensò che fosse Alberto Ogaristi.
A scagionare Ogaristi sono stati Massimo Iovine ed Emilio Di Caterino, uomo della paranza setoliana, pure lui collaboratore di giustizia. Anche Oreste Spagnuolo, uno degli uomini di Peppe Setola, ha detto la sua: «Letizia mi disse che era stato accusato da un albanese un ragazzo che non centrava niente, tale Ogaristi Alberto, che aveva una forte somiglianza con Grassia Luigi, detto o ragno, che aveva effettivamente partecipato allomicidio come esecutore».
Letizia, imputato nello stesso processo di Ogaristi, non pagherà mai: è stato assolto in Corte di Assise, la sentenza è definitiva e la riforma in peggio della sentenza non è ammessa dal codice. Di lui Massimo Iovine ha detto: «Con me, armato di una Uzi, in prima fila a sparare contro Amato, cera Giovanni Letizia, uno dei killer della strage di Castelvolturno». E così la pena di Alberto il muratore diventa ancora più pesante.
da “Il Mattino”, di Rosaria Capacchione (06.10.09)
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