La Madonna di Casaluce torna il 15 ottobre in paese

di Redazione

 CASALUCE. Il 15 ottobre è il giorno della traslazione della Madonna di Casaluce che dopo essere stata ad Aversa viene riportata a Casaluce dove viene svolta una festa popolare per quattro giorni.

Il parroco don Michele Verolla e tutti i promotori dei festeggiamenti invitano la cittadinanza casalucese, e non solo, a partecipare all’evento.

Un po’ di storia. Il Santuario di Santa Maria di Casaluce fu eretto nel 1360 nel castello omonimo, prima fortezza normanna in Italia ed in tutto il bacino del mediterraneo. Il castello fu edificato nei primi dell’anno mille da Rainulfo Drengot per difendere dal principato di Capua la nascente contea di Aversa. Nel 1360 fu donato da Raimondo del Balzo, barone di Casaluce e comandante dell’esercito degli Angioini di Napoli, ai monaci Celestini. Questi monaci, il cui ordine fu fondato da Pietro del Morrone (Papa Celestino V), trasformarono il castello in monastero e vi edificarono l’Abbazia-Santuario in stile gotico, abbellendola con cicli di pitture fiorentine, giudicate di pregevole manifatture, attribuite a diversi maestri di scuola fiorentina e del luogo tra i quali assume un rilievo non indifferente il maestro Niccolò di Tommaso sicuramente allievo e probabilmente figlio di Maso di Banco collaboratore diretto di Giotto.

Il Santuario custodisce l’icona bizantina del XI sec. di Santa Maria di Casaluce e due idrie che la storia associa alle giare utilizzate da Gesù Cristo per compiere il primo miracolo alle nozze di Cana di Galilea. Questi preziosi cimeli furono portati in dono al re di Napoli dal viceré Sanseverino al ritorno dalla Terra Santa i quali furono a loro volta affidati da Carlo I d’Angiò al nipote San Ludovico da Tolosa. Dopo eventi che portarono via Ludovico d’Angiò da Napoli l’Icona con le idrie furono affidate a Raimondo del Balzo, barone di Casaluce con la promessa di costruire una chiesa in loro onore e di porvi a custodia i monaci celestini. Dopo un atto di donazione nel 1360, i monaci diventarono legittimi proprietari e l’Icona assunse il titolo di Casaluce come dimostrazione dell’ appartenenza al monastero di Casaluce. Da quel momento continuò il culto per la Vergine iniziato in precedenza nella città di Napoli per poi diffondersi rapidamente in tutto il regno dal suo Santuario.

Diversi sono stati i re, le regine e gli imperatori che l’hanno invocata e venerata a partire da Giovanna I d’Angiò a Carlo III di Borbone. Il 12 maggio 1772 il vescovo Borgia della diocesi di Aversa otteneva da Papa Clemente XIV un rescritto col quale la Vergine di Casaluce fu dichiarata Patrona Principale della diocesi di Aversa.

Il Santuario di Casaluce è un autentico gioiello artistico e di spiritualità mariana-celestiniana che ha assunto un’importanza non indifferente nei secoli passati e che oggi versa in uno stato di dimenticanza e di abbandono, tra mille deturpi, mutilazioni e promesse di restauro. Fino agli anni sessanta Casaluce si riempiva di pellegrini e di lunghe processioni che si avviavano al Santuario intonando una canzoncina dal ritornello “Madonna mia faccia ‘a grazie… Madonna mia facci ‘a grazie…”.

Le persone più anziane ricordano con piacere, commozione e nostalgia le molteplici folle che si riversavano nel paese, una comunione fraterna si stabiliva tra i locali di Casaluce e le persone provenienti da ogni parte della diocesi di Aversa e oltre. Vino e pane veniva offerto gratuitamente per rinfrancare le persone che avevano digiunato come voto alla Madonna sciolto dopo la visita al Santuario. I fedeli chiedevano alla Beata Vergine diverse grazie, soprattutto per la Sua Materna intercessione il miracolo dell’acqua in periodi di tremende siccità; è documentato ed è soprattutto impresso nelle menti dei più anziani il ricordo di queste persone, che appena congedati dal Santuario, folti scosci d’acqua fluenti cadevano dal cielo. Spesso molti di essi si fustigavano, avanzavano con le ginocchia nude a terra, mortificavano il proprio corpo per ravvivare il loro spirito, a volte lasciavano vere e proprie tracce di sangue sul pavimento dell’abbazia Santuario. Mai nessuno è andato via da Casaluce deluso dalla Beata Vergine.

Oggi in maniera diversa stanno tornando strascichi di pellegrini per onorare la Santa Vergine di Casaluce giungendo da luoghi anche più lontani come dalla provincia di L’Aquila. I pellegrini vanno via soltanto dopo avere attinto dalle idrie l’acqua benedetta. L’effige di Maria di Casaluce dalla sua venuta nel regno di Napoli fino ad oggi, era ed è conosciuta come miracolosa immagine, infatti parecchi sono stati i miracoli elargiti come mostrano le numerose testimonianze documentate nelle relazioni storiche sulla icona, presso la diocesi e presso il Santuario dai tantissimi ex-voti conservati gelosamente in una cappella.

La Madonna di Casaluce è portata in processione due volte l’anno. Il decreto regio del 23 marzo 1857 fissava la permanenza della sacra icona per quattro mesi ospite, perché un prestito del Santuario di Casaluce, nella chiesa dei celestini di Aversa. Il 15 ottobre fino al 15 giugno a Casaluce e dal 15 di giugno al 15 di ottobre ad Aversa. Seguono lunghe processioni.

Per i Casalucesi, per il rito della traslazione, valgono le espressioni “andiamo a prenderla il 15 ottobre e l’accompagniamo il 15 giugno”.

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