Bersani, Franceschini e Marino a confronto. Toni accesi sulle primarie

di Angela Oliva

Ignazio Marino, Dario Franceschini e Pierluigi Bersani (il Sole 24ore)ROMA. Nella cornice dell’Acquario romano di piazza Fanti, si è svolto il primo confronto tra i tre candidati per la segreteria nazionale del Partito Democratico.

Pierluigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino hanno discusso di molti argomenti trovandosi in disaccordo su alcuni punti.

In primis si è discusso del rapporto tra partiti e sanità e a prendere parola per primo è stato Marino che ha invocato ad una scissione della politica dalla sanità.

Bersani, attaccato per avere tra i suoi sostenitori alcuni governatori regionali con i fondi della sanità in rossa, ha invocato al rinnovamento per gli attuali dirigenti per garantire un eguale livello assistenziale.

Infine Franceschini ha sostenuto che deve essere proprio il Pd a dare il buon esempio nelle regioni in cui governa per “sottrarre la sanità alle nomine politiche”.

Ma lo scontro diretto tra i candidati è arrivato quando è stato affrontato il discorso sul valore delle primarie, tema sul quale già in precedenza i tra candidati avevano mostrato di avere opinioni diverse.

Per Pierluigi Bersani saranno i cittadini a scegliere e lo faranno domenica 25 ottobre: Le primarie sono un’esperienza preziosa che si collega al lavoro degli iscritti. I cittadini decideranno perché ci sia l’affermazione di uno di noi in prima battuta. Altrimenti c’e’ il ballottaggio, quelle sono le regole, che vanno rispettate. Poi però c’è la politica. Ma vedrete che i cittadini risolveranno da loro”.

Anche l’attuale segretario del Pd Dario Franceschini ha sottolineato l’importanza delle primarie: “Se sarò eletto non toglierò mai ai cittadini il diritto di scegliere il segretario. Chi il 25 ottobre prenderà un voto in più degli altri diventerà segretario e avrà il sostengo leale di tutti gli altri. Ce lo aveva chiesto Marino con una lettera il 5 ottobre, spero non abbia cambiato idea e accetti questo principio trasparente”.

Infine è intervenuto Ignazio Marino che ha confermato la sua idea negativa sulle primarie: “Ho un’idea diversa, le regole non si cambiano in corsa. Se si volevano cambiare le regole, non si fa davanti a un caffè, si poteva proporre domenica al congresso degli iscritti. L’idea quindi, dopo un consulto con la mia base, e’ di rispettare le regole fino in fondo. Non voglio essere l’ago della bilancia, come mi accusate di pensare, lo dite perché siete intrisi di un antico modo di far politica mentre io voglio correre per portare le mie idee e fare un confronto veramente politico”.

I toni si sono inaspriti e, nonostante gli abbracci iniziali, i tre candidati si sono scontrati a viso aperto anche quando è stato affrontato il discorso riguardante la posizione della deputata teodem Paola Binetti, schieratasi al fianco della maggioranza parlamentare in merito alla votazione del ddl sull’omofobia.

Il segretario Franceschini che aveva ipotizzato l’espulsione della deputata dal partito ha ribadito la sua posizione affermando: “La questione è stata grave perché non era un caso su cui porre la libertà di coscienza, ma una norma sacrosanta. Sono rimasto stupito negativamente dal fatto che una delle nostre parlamentari abbia votato contro. E’ un problema serio, bisogna parlare chiaro e senza ipocrisie”.

Credo che quelli che non si sentono laici nel cuore a questo giro debbano stare a casa”, ha affermato drasticamente Ignazio Marino.

Pierluigi Bersani parla, invece, di episodio dovuto all’assenza di una “struttura che preveda deroghe alle decisioni a maggioranza. Criterio da adottare come base, perché se si ha un incarico bisogna “ragionare con la coscienza di tutti e accettare una disciplina”.

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