Bersani nuovo segretario del Pd: “Saremo l’alternativa”

di Redazione

Pier Luigi Bersani ROMA. Con oltre il 50% dei voti Pier Luigi Bersani è stato eletto nuovo segretario del Partito Democratico alle Primarie del 25 ottobre.

L’ex ministro ha ricevuto l’investitura direttamente dal segretario uscente, Dario Franceschini, suo principale sfidante nella corsa alla segreteria, attestatosi attorno al 34%. Gli elettori sono stati più di due milioni e mezzo, secondo quanto annunciato da Maurizio Migliavacca, responsabile organizzativo del partito. I primi risultati ufficiali, che hanno iniziato ad arrivare attorno alla mezzanotte, hanno confermato il trionfo dell’ex diessino.

Il neosegretario ha rialsciato via Twitter il suo primo commento, poco prima delle 23: “Dentro la vittoria di tutti c’è anche la mia”. Un concetto poi ribadito davanti a microfoni e telecamere nella sede del partito: “Gli iscritti e gli elettori non sono due razze diverse, io l’ho sempre detto. Farò il leader a modo mio, come uno che pensa che il Pd non può essere il partito di un uomo solo. Un grande partito popolare è un collettivo di protagonisti e questa sarà la chiave del mio lavoro”. Il suosarà un “partito dell’alternativa” e non solo di opposizione (“perché stare in un angolo ad urlare non serve a niente”) e che fin da subito cercherà di coinvolgere sia Franceschini sia Marino, Bersani ha detto di voler tornare allo spirito dell’Ulivo, al dialogo con il resto delle forze di opposizione e ha annunciato che il primo atto sarà quello di incontrare lunedì mattina un gruppo di artigiani a Prato, una delle aree del Paese che accusano fortemente la crisi economica. “Noi siamo orgogliosi di essere quelli che stanno costruendo un partito. – ha poi aggiunto con un riferimento indiretto al Pdl – Chi fa un partito realizza la costituzione repubblicana che parla di partiti e non di ‘popoli’. Questo mette l’Italia al pari delle altre democrazie mondiali che non hanno partiti con dei padroni”. “Spero – ha detto ancora – che questo nostro esempio induca qualcuno a riflettere sull’assenza di trasparenza su altri soggetti politici. Noi siamo stati e siamo un libro aperto”.

“La scelta è stata quella dei nostri elettori”. Questo il commento del segretario uscente Dario Franceschini, il quale, aveva già fatto sapere che qualunque fossero stati i risultati avrebbe comunque riversato i propri consensi a chi avesse avuto anche un solo voto più di lui, rendendo di fatto inutile la verifica del superamento della soglia del 50% necessaria per la proclamazione immediata del vincitore.

Ilterzo contendente, Ignazio Marino, si è attestato sul 14%. Un risultato che ha commentatocon favore:”Sono comunque soddisfatto,il nostro risultato è tra il 10 e il 20%. Vuol dire che i temi dell’ambiente e dell’energia, la lotta al precariato, la diminuzione delle tasse per chi vive di lavoro dipendente o pensione e i diritti per tutti diventano temi che entrano di forza nel dna del Partito democratico”. Quanto al nuovo segretarioBersani, Marino ha spiegato che “avrà la forza per lavorare per allontanare questa destra che sta lasciando dietro di sè solo rovine”.

Il principale “sponsor” di Bersani, l’ex premier Massimo D’Alema, parla di “scelta chiara” che dimostra che gli iscritti del Pd “non sono marziani” e ora il nuovo segretario darà innanzitutto un segnale “di unità”. Un commento che ha provocato l’immediata reazione del prodiano Arturo Parisi, che ha supportato Franceschini: “Non avendoci detto su quale linea cercava il consenso, – ha detto l’ex ministro Parisi – Bersani ci dica finalmente dopo la vittoria su che linea ha vinto. Il fatto che ce lo dica D’Alema è già una conferma dei timori della vigilia”.

Alle urne si sono recati tre milioni gli elettori. A causa della grande affluenza non è stato possibile rispettare l’orario di chiusura dei seggi, inizialmente fissato alle 20, essendoci state a quell’ora ancora lunghe code di elettori in fila per votare, soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud. La regione che ha più votato è l’Emilia Romagna (400 mila persone), seguita dalla Lombardia (300 mila) e dal Lazio (200 mila).

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