Canale 5 “pedina” il magistrato del Lodo Mondadori. E’ polemica

di Redazione

Raimondo Mesiano MILANO.E’ polemica per il servizio su Raimondo Mesiano trasmesso giovedì da Mattino 5, programma della prima rete Mediaset.

Il giudice del Csm, autore della sentenza Fininvest-Cir (che ha condannato il gruppo Berlusconi al risarcimento di 750 milioni di euro al gruppo di Carlo De Benedetti), è stato seguito e ripreso mentre passeggia a Milano, fuma qualche sigaretta, va dal parrucchiere e infine si siede su una panchina. Tutte queste azioni vengono definite dalla giornalista “stranezze”, compreso il fatto che il giudice indossi dei calzini azzurri con mocassini bianchi.

Martedì prossimo, la prima commissione del Csm, chiamata a discutere dell’apertura della pratica a tutela di Mesiano, prenderà in esame anche le ultime novità del caso che ha visto protagonista il magistrato finito nella bufera di critiche e polemiche dopo la sentenza sul Lodo Mondadori. La commissione ha acquisito il video diffuso da Mattino 5 e un articolo apparso su Il Giornale: entrambe le documentazioni verranno esaminate dalla commissione, che ha in programma, oltre alla pratica a tutela del giudice milanese, altri fascicolo riguardanti altri magistrati.

Sulla questione l’Autorità garante per la privacy sta valutando la segnalazione dell’Associazione nazionale dei magistrati, anche al fine di aprire una possibile istruttoria. Lo si legge in una nota del Garante. Ma anche la Federazione nazionale della stampa (Fnsi) e l’Associazione nazionale dei magistrati (Anm) protestano.

Claudio Brachino, direttore di Videonews e conduttore di Mattino 5 respinge ai mittenti le accuse di “linciaggio mediatico” nei confronti del giudice Mesiano: “Per me le parole sono molto importanti e oggi l’unica vittima di pestaggio mediatico sono io. Intanto Canale 5 non ha pedinato nessuno ma è semplicemente la rubrica di opinione di una testata che si è occupata del caso del giorno, esercitando il diritto di cronaca. Ospite del giorno era già previsto il vicedirettore del ‘Giornale Sallusti’ al quale ho fatto una domanda legittima, partendo da un articolo pubblicato sul suo giornale, ovvero se la promozione di Mesiano dopo la sentenza sul Lodo Mondadori apparisse legittima o politica. Dopodichè, utilizzando immagini che come ogni giorno mi arrivano sulla scrivania da diverse fonti e agenzie su personaggi di cronaca o del gossip, ho ritenuto di fare un pezzo su questo giudice che indubbiamente è uno dei personaggi pubblici del momento”. “Le immagini – aggiunge Brachino – non sono frutto di alcun pedinamento ma sono riprese su un marciapiede mentre lui va dal barbiere. Ho chiesto ad una nostra cronista di farci un pezzo senza epiteti nè giudizi politici. E infatti il pezzo non ha valutazioni politiche nè di altro tipo, c’era solo la parola ‘stravagante’, di cui si può parlare ma non mi sembra un insulto. Poi possiamo discutere anche se il calzino è di buono o cattivo gusto. Ma non mi sembra una cosa per cui ricevere accuse di aggressione mediatica”.

“Non accettiamo bacchettate da chi negli ultimi mesi ha reso sistematica prassi giornalistica lo spionaggio a senso unico dal buco della serratura” ha aggiunto Mauro Crippa, direttore generale News di Mediaset.

Dura la protesta dell’Anm (Associazione nazionale magistrati): “Siamo esterrefatti e indignati per la gravissima campagna di denigrazione e di aggressione nei confronti del giudice Mesiano, da parte dei giornali e delle televisioni del gruppo Fininvest e della famiglia Berlusconi” dichiarano il presidente e il segretario dell’associazione, Luca Palamara e Giuseppe Cascini. “La magistratura italiana e l’Associazione nazionale magistrati sono vivamente preoccupate per la grave tensione che coinvolge le istituzioni del Paese e rischia di alterare l’equilibrio tra i poteri dello Stato” ha scritto Palamara in una lettera inviata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L’apertura di una pratica a tutela, già sul tavolo della prima commissione del Csm, non basta più e le toghe ormai inneggiano, chi più chi meno velatamente, allo sciopero.

Critiche anche dal Partito Democratico. “Unservizio inquietante quello mandato in onda da una televisione del presidente del Consiglio sul giudice Mesiano”, denuncia il responsabile Giustizia Lanfranco Tenaglia. “Lo è per i toni usati, con cui si cerca di suggerire agli spettatori l’eventuale stranezza del magistrato in virtù del suo abbigliamento e del suo modo di spostarsi per la città. Una personalità confusa? Uno spaesato e quindi un po’ matto e di conseguenza inaffidabile? Si tratta non solo di una violazione inaudita della privacy di un privato cittadino, ma soprattutto il servizio cerca di instillare una presunta devianza dello stesso Mesiano. Una cosa mai vista. Sono sicuro che come fu per le foto di Villa Certosa il Garante della privacy saprà intervenire con l’autorevolezza e la competenza che gli appartengono per tutelare un privato cittadino da un vero e proprio linciaggio mediatico”.

Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Letizia Gonzales, annuncia iniziative: “Ho posto la questione della trasmissione di Claudio Brachino, iscritto in Lombardia, all’ordine del giorno del consiglio della prossima settimana, ma per il ruolo che ricopro non posso fare commenti”. Il sindacato dei giornalisti, la Federazione nazionale della stampa, attraverso il presidente Roberto Natale, si rivolge direttamente al premier Berlusconi: “Visto che il presidente del Consiglio continua a deprecare ‘l’uso criminoso’ della tv, ancora una volta tirando in ballo a sproposito Annozero, gli rivolgiamo una domanda: come considera l’uso della tv che è stato fatto giovedì mattina dalla più importante rete Mediaset?”. “Il servizio trasmesso su Mattino 5 – aggiunge Natale – somiglia molto a un pestaggio mediatico, del quale peraltro l’onorevole Berlusconi aveva già dato preavviso nei giorni scorsi. Ci sembra un tema ben più rilevante che non le minacce di ritorsione sul canone Rai al solito segnate dal suo clamoroso conflitto di interessi”.

Sempre su Mesiano, il quotidiano Il Giornale pubblica il racconto di un anonimo avvocato che tre anni fa avrebbe carpito in un ristorante alcune frasi dello stesso giudice, a commento dei risultati delle elezioni politiche 2006. Anche su questo punto piovono le critiche del sindacato dei magistrati. “È un racconto evidentemente privo di qualsiasi riscontro, e dal quale tuttavia non si potrebbe trarre alcun elemento sulla mancanza di correttezza del magistrato nell’esercizio della giurisdizione. – affermano i vertici dell’Anm – Non crediamo che esistano precedenti simili in Italia, per denigrare una persona e delegittimare una funzione essenziale e delicata per la civile convivenza in uno Stato di diritto. Chiediamo al Garante della privacy, e a tutte le persone e le istituzioni che abbiano titolo e responsabilità per intervenire, di far cessare questa vergogna”.

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