ROMA.Clima rovente alla Camera durante l’esame del decreto legge sui precari della scuola che introduce, a partire dal 2011, una graduatoria unica.
Nel testo che è stato presentato si legge: “Il decreto con il quale il ministro dell’Istruzione dell’università e della ricerca dispone l’integrazione e l’aggiornamento delle predette graduatorie per il biennio 2011-2012 e 2012-2013 è improntato al principio del riconoscimento del diritto di ciascun candidato al trasferimento dalla provincia prescelta in occasione dell’integrazione e dell’aggiornamento per il biennio scolastico 2007-2008 e 2008-2009 ad un’altra provincia di sua scelta con il riconoscimento del punteggio e della conseguente posizione di graduatoria”. Ciò dovrebbe portare dal 2011 alla riduzione a due del numero di province per le quali si può esercitare l’opzione da parte degli insegnanti, nonché introdurre l’inserimento nelle graduatorie secondo la modalità cosiddetta ‘a pettine’ e dunque introdurre una sorta di graduatoria unica. Per la graduatoria attuale, resta quanto previsto dall’emendamento della relatrice Paola Pelino che ha confermato la possibilità di scelta in altre tre province, ma in coda alla graduatoria.
Il risultato della votazione favorevole alla maggioranza è arrivato sul filo di lana malgrado la presenza in aula di cinque ministri e altrettanti sottosegretari ed è stato determinato dal voto di Carolina Lussana, entrata nell’Emiciclo a votazione aperta e che è stata attesa prima che venisse chiusa. “Lei ha fatto una cosa scorretta – ha urlato il capogruppo del Pd Antonello Soro al vicepresidente Maurizio Lupi – violando la volontà del Parlamento”. Ma Lupi ha replicato: “Ho rispettato il regolamento”.
La tensione è ulteriormente salitadopo che, con la maggioranza battuta per dieci voti sulla richiesta di sospensione dei lavori, si doveva passare a votare il primo emendamento del decreto. Lupi ha dato la parola a Massimiliano Fedriga della Lega sull’ordine dei lavori, ma Soro si è precipitato al banco della presidenza urlando: “Non può parlare, c’è la votazione”. Massimo Polledri (Lega) ha scavalcato il suo banco per buttarsi su Soro, ed è stato bloccato dai commessi. Lupi ha concesso la parola brevemente, sempre sull’ordine dei lavori, a Giuliano Cazzola e poi ha aperto la votazione.
Il comma 1, che l’opposizione voleva abrogare, prevede, infatti, che i precari non possano utilizzare i loro contratti a tempo determinato per maturare anzianità ai fini contributivi e impone che i rapporti di lavoro a tempo determinato non possono trasformarsi in rapporti a tempo indeterminato.
“Auspico che il Parlamento adotti le soluzioni migliori per rispondere all’emergenza ma non manchi la visione di medio periodo” ha dichiarato nell’Aula della Camera il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini. “Dobbiamo – ha spiegato la Gelmini – andare oltre l’emergenza e fare riforme che non sono più rinviabili. I giovani non vanno più illusi ma devono essere messi nelle condizioni di programmare serenamente il loro futuro”. Il ministro Gelmini ha esordito spiegando che “il precariato nella scuola ha origini lontane, è il frutto di svariati interventi legislature che invece di alleviarlo lo hanno solo incrementato. Per troppo tempo la scuola è stata vista come un ammortizzatore sociale, e l’aumento degli insegnanti è stato scambiato con un aumento di qualità, secondo uno schema che è chiaramente fallito allargando a dismisura la platea degli aspiranti alla stabilizzazione ed il precariato”. Insomma, “una situazione desolante e senza controllo, senza visione di insieme e inutile a fermare la crescita di nuovo precariato”. Per questo, secondo la Gelmini “bloccare il ciclo delle Siss è stato un atto di onestà intellettuale: abbiamo 270mila precari nelle graduatorie permanenti e 300mila in quelle di istituto. Numeri drammatici rispetto ai quali è necessario cambiare pagina”. Da qui la necessità, con questo decreto legge di cui il governo chiede la conversione, di “bloccare l’insorgenza di nuovo precariato dotando gli insegnanti italiani della carriera con avanzamenti legati al merito”.
Ma per il Partito Democratico è”un tentativo di mettere una toppa al disastro che questo governo ha preparato per l’istruzione pubblica fin dal suo insediamento: meno risorse, meno insegnanti, meno scuole”. “Alla decisione del ministro Gelmini ha detto la vicepresidente dei deputati Pd, Marina Sereni -di togliere il lavoro a decine di migliaia di insegnanti che per anni hanno contribuito al funzionamento degli istituti e alla crescita dei ragazzi, si è cercato di rimediare con questa legge che, anche grazie al nostro contributo in commissione, ha offerto alcune opportunità a chi è stato messo alla porta”. “la battaglia del Pd è tutta concentrata sul comma uno del provvedimento nel quale esplicitamente si impedisce che i contratti di queste lavoratrici e di questi lavoratori possano passare da temporanei a tempo indeterminato. Sarebbe la condanna al precariato a vita per persone che, a volte, anche da oltre dieci anni, insegnano nelle scuole pubbliche. Dopo le parole del ministro Tremonti e l’elogio del posto fisso – conclude Sereni – ci aspettiamo un primo momento di coerenza”.