CASAL DI PRINCIPE. In questi ultimi giorni ho potuto apprendere che diversi esponenti della maggioranza hanno espresso tutto il loro disappunto, non più di natura politica, ma sul fatto stesso di essere cittadini casalesi.
Il loro disappunto è racchiuso in poche frasi del tipo: La provenienza da Casal di Principe rischia, e forse lo è già, di diventare fortemente penalizzante per noi cittadini . Effettivamente questa è una proposizione costruita con semplici parole, che racchiudono in se un significato oscuro, o quanto meno difficile da accettare.
A questo punto mi viene spontaneo pensare a tutta quella campagna mediatica andata in scena attraverso i maggiori mass media nazionali e locali; infatti nel giro di poco tempo abbiamo assistito a più trasmissioni televisive che avevano per oggetto i Casalesi, intesi come clan camorristico, e purtroppo il messaggio che ne è venuto fuori è proprio quello di denigrazione del nostro territorio. Allora sembra essere più che legittimo chiedersi se per noi, e soprattutto per i nostri figli, il fatto stesso di essere cittadini di Casal di Principe, può portare ad un pregiudizio etnico nei nostri confronti .
Devo confessare di condividere in pieno le preoccupazioni dei miei colleghi di maggioranza e voglio ancora ricordare a tutti, che qualsiasi manifestazione sia stata organizzata in nome della legalità, qualsiasi delibera del Consiglio Comunale avente per oggetto iniziative finalizzate alla piena legalità, mi hanno sempre visto favorevolmente partecipe. Detto questo, passiamo ad analizzare nel dettaglio la questione, qualsiasi cittadino casalese che per motivi di lavoro si dovesse trovare inserito in contesti esterni alla nostra realtà, si capisce bene che potrebbe essere ghettizzato, se non peggio ancora escluso, licenziato solo perché ha una carta di identità rilasciata dal nostro Comune. Ma questo può succedere a noi oggi, ma domani succederà ancora per i nostri figli, che si sentiranno additare in maniera quasi offensiva, solo per la loro origine, di cui dovrebbero essere fieri.
Un esempio per tutti sono le accuse fatte allonorevole Nicola Cosentino, il quale sta attraversando un momento difficile e complicato, perché accusato di concorso esterno al clan dei casalesi, come si evince dai mass-media in questi giorni e non ultimo dalla trasmissione Porta a Porta di Vespa, da cui sembrerebbe che il sottosegretario sia stato accusato solo perché nato e cresciuto a Casal di Principe.
A tutto ciò è necessario trovare una soluzione, io riesco ad intravvedere diverse soluzioni. Una, quella più facilmente percorribile, potrebbe essere rappresentata, dal fatto di seguire tutti quelli che sono i percorsi che portano alla legalità e per essere ulteriormente chiari vi è la necessità che in ogni momento della nostra esistenza futura dobbiamo avere un comportamento esemplare e che sia pienamente rivolto alla legalità, in tutte le azioni che si andranno a realizzare dalle più insignificanti a quelle più importanti, solo in questo modo si potrà giungere al risultato sperato, ovvero si potrà arrivare un giorno in cui parlare di Casal di Principe sarà sinonimo di legalità, ma il tutto in un tempo abbastanza lungo, che penso si protrarrà fino ai tempi dei nostri nipoti, quindi credo fermamente che questo intervallo temporale oscillerà tra i 40-50 anni.
Nel riflettere sul problema, mi è balenata nella mente unipotesi che potrebbe portare ad una soluzione, anche se velleitaria, in tempi molto più brevi e cioè cambiare il nome al nostro paese, in modo tale che nel giro di qualche anno lopinione pubblica possa dimenticare completamente Casal di Principe e quando venga nominato il clan dei casalesi non verrebbe più associato ai suoi cittadini. Soluzione drastica, ma efficace.
Vincenzo Schiavone, consigliere comunale di “Alba Nuova”