PECHINO.Gli Stati Uniti non intendono contenere il successo della Cina ma piuttosto perseguire una cooperazione pragmatica con il paese asiatico sui temi di reciproco interesse.
Lo ha detto il presidente americano Barack Obama, a Tokio, prima tappa del suo viaggio in Asia, prima di partire per Singapore, dove è arrivato sabato mattina. A Singapore, seconda tappa del suo tour asiatico di nove giorni, Obama ha preso parte al vertice dellApec (Cooperazione economica Asia Pacifico). Lasciata Singapore, sarà la volta della Cina e della Corea del Sud.
Nel discorso ad ampio raggio tenuto in Giappone, Obama si è presentato come il “primo presidente Usa del Pacifico” (in virtù dei tanti anni vissuti nelle Hawaii e in Indonesia, ndr), ribadendo l’impegno profondo degli Stati Uniti nella regione asiatica e rassicurando il Giappone sui rapporti con gli States, definiti dallo stesso Obama “incrollabili”.
A proposito della Cina, l’inquilino della Casa bianca ritiene che “se coltiviamo sfere di cooperazione anziché sfere di influenza vi saranno progressi per tutte le nazioni della regione”. Per questo motivo “è importante perseguire una cooperazione pragmatica con la Cina sui temi di reciproco interesse: nessuna nazione può risolvere da sola le grandi sfide del XXI secolo”. Nello stesso tempo una relazione “più profonda con la Cina non significa un indebolimento delle nostre alleanze bilaterali”.
Obama ha promesso un maggiore impegno degli Stati Uniti in Asia, con un’implicita critica all’era Bush. “So che l’America negli ultimi anni non hanno mostrato molto impegno nell’attività delle organizzazioni multilaterali asiatiche. Una cosa deve essere chiara: quel periodo è finito”. “Quello che accade qui ha un effetto diretto sulle nostre vite negli Stati Unirti”, ha aggiunto Obama, “è in questa regione che transita gran parte del nostro commercio e che compriamo gran parte dei nostri beni, è qui dove possiamo esportare gran parte dei nostri prodotti creando così più posti di lavoro negli Stati Uniti”.
Il presidente americano ha anche lanciatoun appello rivolto alla Birmania per la liberazione di Aung San Suu Kyi e degli altri prigionieri politici “senza condizioni”.