ROMA. Brenda, il transessuale coinvolto nello scandalo Marrazzo, è stato trovato morto carbonizzato venerdì mattina all’interno del suo appartamento in via Due Ponti 180, a Roma.
E’ MORTA SOFFOCATA. Sul posto, un seminterrato trasformato in abitazione, sono arrivati gli agenti della polizia scientifica della questura di Roma. La morte del trentaduenne sarebbe avvenuta per soffocamento in seguito ad un incendio, mentre la vittima sarebbe stata identificata grazie alle dichiarazioni di una persona accorsa sul luogo che ha dato anche lallarme ai vigili del fuoco. Sul cavadere non c’erano, a prima vista, segni di violenza. L’identificazione certa di Brenda avverrà solo attraverso l’esame autoptico.
LA PROCURA INDAGA PER OMICIDIO VOLONTARIO. La procura di Roma ha disposto i rilievi del medico legale, si sta procedendo agli accertamenti e ai rilievi della scientifica, che deve accertare le reali cause dell’episodio. Suicidio? Omicidio? O tragico incidente? Sembra che Brenda avesse confidato negli ultimi giorni ad alcuni amici di essere “stanca di vivere”. Ma col passare delle ore gli inquirenti hanno escluso l’ipotesi che si sia tolta la vita, anche perché hanno aperto un fascicolo per omicidio volontario. Non solo la modalità dell’episodio esclude il suicidio, ma anche il fatto che in casa è stato trovato del liquido infiammabile sopra ad un borsone davanti alla porta di ingresso.
PC NEL LAVANDINO. Accanto al cadavere, seminudo, di Brenda la polizia ha rinvenuto una bottiglia di wisky e due valigie chiuse, come se il trans brasiliano fosse in procinto di partire. Sequestrato un computer trovato nel lavandino dell’appartamento, bagnato come se fosse stato immerso in acqua, forseper renderlo inutilizzabile. Verranno effettuati accertamenti su eventuali file contenuti nel personal computer di Brenda.
In Questura, per tutta la giornata, sono stati sentiti decine di trans, conoscenti e vicini di casa. Obiettivo degli investigatori è quello di cercare di ricostruire le ultime ore di vita di Brenda, chi avesse visto o sentito la sera prima o in nottata, prima di morire asfissiata nell’incendio del suo appartamento.
UN’AMICA: “L’HANNO AMMAZZATA”. “L’hanno ammazzata, non so chi. Stava male psicologicamente, voleva tornare in Brasile: ora devono trovare chi ha fatto tutto questo”. Visibilmente scossa, Barbara, un transessuale brasiliano, parla dell’amica Brenda. “Ieri con Brenda ci siamo incontrati in un parcheggio, abbiamo bevuto un bicchiere di Ballantyne, poi l’abbiamo lasciata in casa a vedere la televisione”, dice Barbara. Il trans brasiliano ha affermato inoltre che “né polizia né carabinieri hanno fatto nulla” spiegando che “tutti i trans che abitano in questa zona sono a rischio di morte, abbiamo molta paura dei romeni”.
ALESSIA: “BANDA DI ROMENI TERRORIZZA TRANS”. “C’è una banda di romeni, tre o quattro in tutto, che da settimane semina paura tra i trans che lavorano sulla Cassia”. A parlareè Alessia, un trans amica intima di Brenda. “Due mie care amiche – continua Alessia – sono state aggredite da questa banda che gira con un’auto azzurra. Una di loro è stata colpita dall’auto che camminava a gran velocità, poiè stata picchiata da questi romeni.Probabilmente lavorano per qualcuno”. Per Alessia sono stati dei romeni anche quelli che, due settimane fa, hanno aggredito Brenda derubandola del telefono cellulare e della borsa: “da quel momento Brenda non ha più voluto lavorare – spiega ancora Alessia – e negli ultimi tempi era trascurata: non si curava più, le dovevamo portare da mangiare, le dicevamo di tornare a lavorare ma lei non voleva perché aveva troppa paura. Io la conoscevo da nove anni, era una persona piena di vita, ma dopo il caso Marrazzo mi aveva detto più volte di non voler più vivere. Credo che in questa cosa cheè successa il caso Marrazzo c’entri”.
LEGALE DI MARRAZZO: “FATTO INQUIETANTE”. “E’ un fatto inquietante, un fatto veramente inquietante. Non posso pensare che la settimana scorsa questa persona e’ stata aggredita e rapinata e da poche oreè morta bruciata”. Cosi’ l’avvocato Luca Petrucci, legale di Piero Marrazzo, ha commentato la morte della trans Brenda. “Vanno approfondite le cause, capire cosa c’é dietro. Anche se non ho nessun elemento per aggiungere qualcosa in più, se non quello che apprendo dai media, dico che forse le indagini stanno scoperchiando un sistema simile a quello della Uno bianca – ha aggiunto – dove si mettevano tra l’altro a tacere i testimoni”. “In questo senso – ha concluso il legale – ritengo giusto mettere sotto protezione Natali”, l’altro transessuale testimone del blitz di cuiè stato vittima Marrazzo.
NATALIE: “SONO TRANQUILLA”. E proprio l’altro transessuale coinvolto nel caso Marrazzo, Natalie, lasciando la sua abitazione di via Gradoli ha detto: “Sono tranquilla. Non ho paura perché non ho fatto nulla. Io non ho amicizia con lei, la conosco perché è mia compaesana. Non so se l’hanno uccisa, però se è successo quello che è successo a lei, può darsi che sia perché ha fatto qualcosa. Io non posso dirlo. Nessuno sa la verità e io non posso dire una cosa che non so”. Lo ha dichiarato in un’intervista al Tg2, aggiungendo che “può darsi che si sia ammazzata, può darsi che qualcuno… Ma questa non è una cosa che mi riguarda, io non c’entro niente, bisogna vedere la perizia”. Alla domanda se avesse visto o meno il secondo video di Marrazzo, Natalie ha risposto di no: “Non l’ho visto, sono cose che si dicono in giro, però nessuno sa la verità. Se il secondo video era sul computer di Brenda? Dicono di sì”.
BRENDA FU AGGREDITA E RAPINATA. Nella notte tra l’8 e il 9 novembre scorsi, Brenda era stata al centro di una rissa in via Biroli, sulla via Cassia, probabilmente a seguito di una rapina, durante la quale le fu rubato il telefonino. Il trans eraferito al volto, in evidente stato di alterazione ed ubriaco, ed opponevaresistenza alle forze dell’ordine. Preso dalla disperazione, dopo aver tentato più volte di farsi del male dando delle testate ad un’auto, veniva condotto in ospedale, al San Pietro di Roma. Anche lì non sitranquillizzava, tanto che i medici dovevano sedarlo, per poi dimetterlo la mattina dopo.
SECONDA MORTE NEL CASO MARRAZZO. Quella di Brenda è la seconda morte nel giro di poco tempo da quando è scoppiato il caso Marrazzo. Nel settembre scorso infatti morì per un arresto cardiaco Gianguarino Cafasso, il pusher che secondo i carabinieri coinvolti nel caso dell’ex governatore della regione Lazio, girò il filmato di quanto avveniva nell’appartamento di via Gradoli. La morte di Cafasso ha insospettito la procura di Roma che ha disposto una serie di accertamenti tossicologi per conoscere in maniera chiara le cause del decesso.
MARRAZZO: “HO AVUTO UN PAIO DI INCONTRI CON BRENDA”. Rispondendo alle domande dei pm il 2 novembre scorso, nell’ambito dell’inchiesta che lo vede vittima di un presunto tentativo di ricatto, Piero Marrazzo aveva dichiarato: “Ho avuto incontri di questo tipo con un’altra persona, un certo ‘Blenda’ (non ha chiamato Brenda, ndr), nome che ho letto sui giornali in questi giorni e che mi sembra di ricordare. Nell’occasione di un incontro con Blenda ricordo che è passato anche un altro trans di cui non rammento il nome. Mi sembra che ho avuto solo due incontri con Blenda”. “Né Blenda o Natalie – aveva aggiunto l’ex governatore del Lazio – mi hanno mai chiesto del denaro o ricattato in relazione a foto o video che mi ritraevano. Non sono a conoscenza di video o foto scattate da Blenda in occasione di questi incontri ma il mio stato confusionale negli stessi dovuto all’assunzione occasione della cocaina non mi mette in condizioni di saperlo. Non ricordo se ho dato a Natalie degli assegni per pagare le sue prestazioni, assegni poi restituitimi in cambi di contanti”.