ROMA. I crocefissi cattolici vanno tolti dalle aule scolastiche. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo nella sentenza su ricorso presentato da Soile Lautsi, donna di nazionalità italiana residente ad Abano Terme.
Per la Corte la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e del diritto degli alunni alla libertà di religione.
Questo quanto si legge nella sentenza: La presenza del crocefisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso. Avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione. Tutto questo, potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose o sono atei. La Corte non è in grado di comprendere come l’esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica così come è stata concepita dalla Convenzione europea dei diritti umani, un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana.
Non si sono fatte attendere la reazioni dal mondo politico. Il ministro dellistruzione Mariastella Gelmini fa sapere: “La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al Cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione. La storia d’Italia passa anche attraverso simboli, cancellando i quali si cancella una parte di noi stessi. Nel nostro Paese – aggiunge – nessuno vuole imporre la religione cattolica, e tantomeno la si vuole imporre attraverso la presenza del crocifisso. E’ altrettanto vero che nessuno, nemmeno qualche corte europea ideologizzata, riuscirà a cancellare la nostra identità. Non è eliminando le tradizioni dei singoli Paesi che si costruisce un’Europa unita, bisogna anzi valorizzare la storia delle nazioni che la compongono”.
Più duro il leader dell’Udc Pierferdinando Casini: È la conseguenza della pavidità dei governanti europei, che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane nella Costituzione europea. È il segno dell’identità cristiana dell’Italia e dell’Europa.
Prende tempo la Chiesa che attraverso il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi dice: Credo che ci voglia una riflessione, prima di commentare.
Il governo italiano ricorrerà contro la sentenza della Corte europea dei ditti dell’uomo che ha bocciato il crocifisso nelle aule scolastiche come violazione della coscienza e della libertà religiosa. Non ci terremo questa sentenza e andiamo in Grande Chambre, ha detto allAgi il giudice Nicola Lettieri, rappresentante del governo italiano presso la Corte Europea. Quello che abbiamo sempre sostenuto è che il crocifisso è sì un simbolo religioso ma con una portata umanistica e legata alletica e alla tradizione nazionale. A imporlo per primo, nota Lettieri, fu il Regno di Sardegna, quello della breccia di Porta Pia. Nella sentenza odierna, prosegue Lettieri, “la Corte riconosce questa polivalenza, ma è prevalso il dato religioso. Laltro dato che Lettieri sottolinea e rafforza la necessita’ di ricorrere contro la sentenza di oggi e lelemento concordatario che fa da base ai rapporti tra Stato italiano e Vaticano. Lo Stato italiano2, spiega Lettieri, non è laico ma concordatario, si toglie alcune prerogative per darle a una religione dominante. Il ricorso di Roma contro la sentenza non è automatico: a decidere se arriverà alla Grande Chambre sarà una Chambre composta da sette giudici.
ILCASO Nel 2001- 2002 La signora Soile Lautsi residente ad Abano Terme, i cui due figli di 11 e 13 anni frequentavano la scuola media della cittadina in provincia di Padova, aveva presentato ricorso sostenendo che la presenza dei crocifissi è contraria al principio dilaicità dello Stato e aveva chiesto di toglierli dalle aule.
Nel 2006 il Consiglio di Stato con sentenza n.556 sentenziò invece affermando che il simbolo del crocifisso, anche per i non credenti, esprime in forma sintetica valori civilmente rilevanti, posti a fondamento del nostro ordinamento. Ne consegue che lesposizione del suddetto simbolo nelle aule scolastiche, in quanto propugnazione di suddetti valori laici, non viola il principio di laicità dello Stato.
Una decisione quella di questoggi destinata sicuramente a far discutere in quanto nonostante il rispetto del principio fondamentale della laicità dello Stato, la sentenza non tiene conto delle profonde radici cristiane della popolazione italiana.