PERUGIA. È iniziato oggi il processo d’appello per Rudy Guede, l’ivoriano condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio di Meredith Kercher.
La Corte d’Assise d’Appello di Perugia ha deciso di far svolgere a porte aperte il processo, accogliendo un’istanza dello stesso imputato, ammettendo i soli giornalisti ed escludendo reporter e fotografi.
La procura ha chiesto la conferma della condanna a 30 anni di reclusione inflitta in primo grado a Guede, senza attenuanti generiche. “Guede non è credibile – ha detto il pg – e ci ha raccontato una storiella”.
Il giovane,in una dichiarazione spontanea, si rivolge alla famiglia della vittima rappresentata in aula dal legale Francesco Maresca: “Voglio che la famiglia di Meredith Kercher sappia che io non ho né violentato né ucciso la loro figlia e che non sono io quello che le ha tolto la vita. L’unica cosa di cui la mia coscienza dovràrispondere e per la quale nessun tribunale potrà assolvermi è di non essere riuscito a salvare Meredith”.
Presente inaulaanche lo psichiatra Alessandro Meluzzi, che insieme al criminologo Vincenzo Mastronardi ha realizzato una consulenza per la difesa sul comportamento dellimputato dopo il delitto.
Rudy Guede ha spiegato nuovamente la sua versione dei fatti, confermando la sua totale estraneità: “Ho sentito le voci di Meredith e di Amanda che discutevano dei soldi venuti a mancare. Ho sentito solo dobbiamo parlare ma non mi sono preoccupato, perchè pensavo fosse solo una discussione tra due ragazze che vivevano nella stessa casa. Mentre ero in bagno mi sono messo ad ascoltare musica da un i-pod, ma alla metà del terzo brano ho sentito un urlo fortissimo. Mi sono precipitato a vedere cosa fosse successo e in camera di Meredith ho visto una figura maschile. È stato un lampo e questa persona ha cercato di colpirmi. Sono indietreggiato e caduto in soggiorno. A quel punto ho sentito qualcuno fuori della casa che scappava e diceva andiamo via, cè un nero in casa. Non ho avuto il coraggio di inseguirli, ma guardando fuori dalla finestra ho visto la sagoma di Amanda. Meredith era agonizzante e cercava di dirmi qualcosa, io le tenevo la mano. A quel punto sono entrato in uno stato di shock. Nella mia testa cerano tanti perchè senza risposta. Ho avuto paura”.