ROMA. “Qualche volta poteva capitare che quei soldi servissero anche per la droga”. Lo avrebbe riferito l’ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo, sentito nel pomeriggio di oggi dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabelli.
L’interrogatorio è durato circa due ore durante il quale i magistrati hanno voluto sapere la versione di Marrazzo sul presunto ricatto attuato nei suoi confronti daquattro carabinieri finiti in carcere, mentre un quinto militare è indagato. Assieme all’ex presidente c’eranola moglie Roberta Serdoz e l’avvocato Luca Petrucci.
Al centro dell’attenzione la presenza di cocaina nell’appartamento dove Marrazzo incontrò il trans Natalie, il giro di soldi attorno a quegli incontri e chiarimenti sui due assegni firmati ai carabinieri che avrebbero tentato il ricatto, mai incassati e dei quali Marrazzo denunciò la scomparsa. Una denuncia che però non appare negli atti dell’inchiesta ma della quale l’avvocato di Marrazzo assicura di avere copia.
Marrazzo ha riferito che in quell’occasione aveva con sé 5mila euro, di cui mille dovevano essere il compenso per Natalie, e che i soldi gli vennero sottratti dal portafoglio dai due carabinieri infedeli, sottolineando di considerarequell’episodiodi luglio una rapina di ciò che c’era nel suo portafogli. Avrebbe poi ammesso che qualche volta i soldi potessero servirgli anche per consumare stupefacenti. Ma quello che più ha tenuto a sottolineare è che nonci sarebbestato nessun ricatto: “Non sono stato vittima di nessun ricatto e ho sempre svolto il mio ruolo di Presidente della Regione Lazio nell’interesse esclusivo dei cittadini”. L’ex governatore ha anche detto di non essersi accorto che qualcuno stava girando un video e di non avere visto in quell’occasione Gianguarino Cafasso, il pusher morto nel settembre scorso, chetentò di piazzare il video contattandoancheMax Scarfone, il fotografo del caso Sircana.
Non si è parlato della telefonata di Silvio Berlusconi del 19 ottobre scorso nella quale il premier avvertiva Marrazzo che al settimanale “Chi”, facente parte delsuo gruppo editriale, era stato proposto l’acquisto del video-scandalo.
Intanto, la posizione di Marrazzo non sarebbe cambiata e nel procedimento appare sempre come parte lesa. “Il mio assistito – ha detto l’avvocato Petrucci – ha chiarito precisamente tutti i fatti della nota vicenda. Rimango profondamente stupito che a pochi minuti dal termine dell’atto istruttorio i contenuti dello stesso siano apparsi sulle agenzie di stampa in violazione di tutte le norme del segreto istruttorio e travisando inoltre in alcuni passaggi il senso della deposizione”.”Il mio assistito – continua il legale – chiede di rispettare il dolore della famiglia, di sua moglie e delle sue tre figlie di cui due minorenni. Non è più un uomo pubblico e da oggi solo il silenzio può proteggere i suoi cari. Preciso anche che le foto apparse non ritraggono il mio assistito, ma un mio collaboratore: Marrazzo alla fine del colloquio è uscito da una porta posteriore, indisturbato e senza coprirsi volto”.
In giornata è stata interrogata anche Brenda, altro transessuale il cui nome è comparso nella vicenda insieme a quello di Natalie. L’audizione è ritenuta rilevante per chiarire la questione del secondo video, di cui sarebbero ancora alla ricerca gli investigatori e che sarebbe della durata di circa dieci minuti. L’incontro ripreso nel filmato sarebbe avvenuto in appartamento qualche mese prima delle immagini di luglio. Brenda ha spiegato di non essere più sicura di aver riconosciuto Marrazzo come la persona che avrebbe incontrato nei primi mesi del 2009, così come dichiarato in un primo momento al Ros.
Quattro dei cinque carabinieri coinvolti, Luciano Simeone, Carlo Tagliente e Nicola Testini, tuttora detenuti in quanto ritenuti artefici del ricatto, e Donato D’Autilia, indagato per ricettazione, saranno invece ascoltati martedì. Non sarà invece sentito Antonio Tamburrino, altro militare arrestato e detenuto in carcere.