ROMA. “Non ho visto la parola accordo,ho visto quello che legittimamente desidera Bossi, a cui noi abbiamo sempre risposto che è legittimo chiedere, ma la decisione deve essere comune”.
Da Pomezia, in occasione alla seconda conferenza programmatica de ‘La Destra’, il ministro della Difesa Ignazio La Russa frena il “diktat” di Umberto Bossi che ieri ha chiesto che il Piemonte e il Veneto vadano alla Lega alle prossime elezioni regionali, lasciando così la presidenza della Lombardia a Formigoni. “In Lombardia – aveva detto il leader del Carroccio – resta l’attuale presidentema con un vicepresidente della Lega”.
Già in precedenza, il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, aveva ritenuto “eccessive” due candidature per la Lega alle regionali. “Mentre per il Veneto – aveva spiegato Gasparri – la vittoria è molto probabile qualunque sia il candidato presidente, in Piemonte la riflessione deve essere centrata proprio sul candidato. Dai sondaggi risulta che il senatore Ghigo è più apprezzato. Come noi – ha sottolineato – la Lega vuole vincere. Bisogna valutare se lo potremo fare con un candidato della Lega o del Pdl”.
Tornando alla convention de La Destra, La Russa ha sancito il riavvicinamento con il partito di Francesco Storace. “Bisogna concentrarsi – ha detto il ministro – non su quello che è stato ma su quello che potrà essere in futuro e mettere la parola fine ai pregiudizi e ricominciare a guardare avanti per navigare nel modo migliore, sicuri che alla fine l’obbiettivo vincente è quello di far parte tutti insieme di una grande famiglia antitetica alla sinistra”. Dunque,per la Russa occorre “ricucire lo strappo di un anno e mezzo fa smettendo con uno sforzo comune di accusarci reciprocamente di chissà quali tradimenti”.
La Russa ha anche replicato al neosegretario del Pd Pier Luigi Bersani che ieri aveva invitato la maggioranza al “confronto”. “Il confronto è doveroso – ha spiegato La Russa – ma il pregiudizio più grande è stato in questi anni l’antiberlusconismo di maniera che ha avvelenato la politica italiana. Cessiamo con questo modello e discutiamo nel merito per l’Italia”.