Schifani: “Se manca compattezza allora si torni alle urne”

di Redazione

Renato Schifani ROMA. Se viene meno la compattezza della maggioranza per il presidente del Senato Renato Schifani è meglio il ritorno alle urne.

“Compito del governo – dice Schifani è lavorare all’inaugurazione dell’anno accademico del collegio universitario ‘Lamaro Pozzani’ – per realizzare il programma concordemente definito al momento delle elezioni. Compito dell’opposizione è esercitare il proprio ruolo di critica e di proposta alternativa, in coerenza con il proprio mandato elettorale. Compito della maggioranza è garantire che in Parlamento il programma del governo trovi la compattezza degli eletti per approvarlo. Se questa compattezza viene meno, il risultato è il non rispetto del patto elettorale. Se ciò si verificasse, giudice ultimo non può che essere, attraverso nuove elezioni, il corpo elettorale”.

Per Schifani “è sempre un atto di coraggio, di coerenza e correttezza verso gli elettori. Molti ordinamenti costituzionali da tempo accettano questi fondamentali principi di una democrazia matura. La scelta dei cittadini non va tradita, va rispettata fino in fondo, senza ambiguità e incertezze. La politica non può permettersi di disorientare i propri elettori”. La seconda carica dello Stato sottolinea poi che “il venire meno di questi presupposti di corretta politica può determinare la fuga dei giovani dalla diretta partecipazione al governo del Paese. Questo allontanamento può fare spegnere la speranza del cambiamento, genera sfiducia nell’avvenire, provoca risentimenti”.

Parole che scuotono non poco il palazzo della politica, in un momento in cu il premier Silvio Berlusconi, almeno stando alle voci di corridoio, è tutt’altro che di buon umore dinanzi alle polemiche sul processo breve e alle recenti posizioni assunte da Gianfranco Fini.

“Mi limito a considerare che questa dichiarazione di Schifani equivale a dire: ‘il centrodestra ha grossi problemi'”, afferma il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. “Vogliamo credere – aggiunge Bersani – che il centrodestra assieme alla seconda carica della Repubblica non si sentano padroni della conduzione della legislatura. Questo sarebbe davvero singolare”.Massimo Donadi dell’Idv commenta: “La posizione culturale e politica del presidente della Camera difende le prerogative del Capo dello Stato mentre Schifani mi sembra più il ragazzo di bottega di Berlusconi che non la seconda carica dello Stato. La maggioranza è in stato comatoso e confusionale mentre il Pdl rivela di essere un partito finto, nato sull’inganno di riuscire a far convivere la visione di Fini con quella di Berlusconi. Noi guardiamo al paese: o questa maggioranza riesce a governare oppure se questo stillicidio deve continuare ogni giorno, allora è meglio andare a votare subito”.

Ma il voto anticipato è un’ipotesi di cui si parla da alcuni giorni. Non a caso, stamani “Libero” ha titolato in prima pagina “Silvio, chiudi il teatrino”. Il sommario spiega: “Il presidente del Consiglio deve rompere gli indugi e chiedere le elezioni politiche. I suoi nemici e presunti amici lo stanno rosolando a fuoco lento…”. “Il Giornale” di Feltri se la prende invece con Fini al punto da invitarlo alle dimissioni se non cambia linea. “La partita contro il premier”, titola il quotidiano a tutta pagina: “Ecco il doppio gioco di Fini”. Nel sommario si spiega: “Come presidente della Camera fa il superpartes e mette i bastoni tra le ruote alla maggioranza. Ma dietro le quinte tira i fili su governatori e testamento biologico. E fa politica contro il suo partito”.

Su queste accuse contro il presidente della Camera interviene Fabio Granata, uno dei deputati più vicini a Fini: “C’è un clima irrespirabile, ma non per colpa nostra. Da parte nostra non c’è una volontà di arrivare alla rottura o alle elezioni, ma nessuno può pensare di evitarle riportando tutto a un pensiero unico. La compattezza non è essere fedeli alla linea come se fossimo in una caserma, ma rispettare i patti sulla giustizia e anche avere compattezza su questioni come quella di Cosentino. Se c’è la volontà si può ricucirema per farlo bisogna rispettare i patti, a cominciare dal ddl sul processo breve. Noi vogliamo un provvedimento equilibrato che permetta a Berlusconi di finire la legislatura da premier come è giusto che sia, senza essere stoppato attraverso l’azione giudiziaria, ma senza demolire il sistema giustizia”. Certo, “se tutto questo viene visto come un complotto, si vede che c’è un pregiudizio dell’altra parte”.

Intanto, il ministro della Difesa Ignazio La Russa cerca di rasserenare gli animi:”Ci vogliono nervi saldi e idee chiare, cose che non mancano al Pdl, utilizziamoli”.

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