BRUXELLES. Silvio Berlusconi rispondeal presidenteGiorgio Napolitano dopo le polemiche scaturite dalle frasi pronunciate a Bonn contro la Consulta e il “partito dei giudici”.
Il Quirinale aveva espresso il proprio rammarico per quello che è stato giudicato “un violento attacco contro le fondamentali istituzioni di garanzia in una importante sede politica internazionale”. Il giorno dopo, arriva la replica del capo del governo. “Gli attacchi violenti? Sono io a subirli”, dice il premier, per il quale le preoccupazioni di Napolitano “in realtà ci dovrebbero essere per l’uso politico della giustizia contrario alla democrazia e alla libertà”. “Tutti hanno chiarissima questa situazione – aggiunge il premier – c’è una situazione di violenza solo nei miei confronti”.
Il clima negativo, afferma il Cavaliere, “non dipende da noi: sono qui a lavorare ogni giorno con serenità, grande passione e concretezza. Sono gli altri che attaccano e discreditano”. Berlusconi ribadisce poi l’intenzione di modificare la Costituzione: “È vecchia, la cambieremo”. E smentisce l’ipotesi di elezioni anticipate: “Lo dico con chiarezza, non ci ho mai pensato”.
Nella tarda serata di giovedì, poche ore dopo il suo intervento al congresso del Ppe, Berlusconi si era sfogato con i giovani del partito popolare europeo: “Ce l’hanno tutti con me. Me ne hanno dette di tutti i colori, dal Presidente della Camera, al Presidente della Repubblica, al capogruppo del Pd alla Camera”. Fra una foto e l’altra, il presidente del Consiglio è tornato a lamentarsi di ‘Annozero’, spiegando che i contenuti della trasmissione di giovedì (in cui si è parlato della presunta trattativa Stato-Mafia e delle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza) gli sono stati riferiti dal suo portavoce Paolo Bonaiuti. Il premier ha parlato di processo mediatico, sottolineano alcuni presenti, e di accuse “teatrali” nei suoi confronti.
Poco dopo sono giunte le nuove dichiarazioni di Fini. In politica “ci si scontra ma si rispetta l’arbitro e si rispettano le regole del campionato”, spiega il presidente della Camera parlando all’università della Calabria. “Nella politica servono valori condivisi e la parola avversaria è tipica del gergo sportivo. Come in Milan-Inter o Roma-Lazio ci si scontra ma si rispettano l’arbitro e le regole del campionato”. Fini individua il “difetto” della politica italiana “in un eccesso di propaganda che convive con un deficit permanente di dibattito culturale”. E, rivolgendosi agli studenti calabresi, sottolinea la “sostanziale miopia della politica italiana, che non è capace di vedere al di là del naso”.