MILANO. Non cè competizione con nessuno.E’ così che Silvio Berlusconi risponde alle pressanti domande dei giornalisti in seguito alle dichiarazioni pronunciate da Gianfranco Fini in un fuori onda.
Il premier, nelle interviste ricevute, ha voluto precisare che le apparenti tensioni nella maggioranza non esistono, come “infondate” sono quelle voci che vogliono il presidente di Montecitorio fuori dalla maggioranza. Infatti, a chi lo accusa di voler sfiduciare lex presidente di An, il Cavaliere replica: “Vorrei solo approfittare dell’occasione per dire che sono dispiaciuto che i giornali continuino ad attribuirmi espressioni e parole che io non solo non mi sono mai sognato di dire ma che non ho neppure pensato”.
E diverse sono le ipotesi del futuro della maggioranza. Cè chi dichiara spacciata la politica italiana se rappresentata ancora da un leader politico che fa parlare di se solo in modo negativo. Tanto che l’Economist titola, parlando del presidente, “L’ora di dirsi addio”, in riferimento ai suoi scandali personali, quale loltremodo discusso divorzio da Veronica Lario, e a quelli politici,come lepresunte affiliazioni alla mafia.
E chi, invece, auspica che al Governo possa ritornare il sereno, come il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, che in un intervento al programma di Canale 5 con Maurizio Belpietro, ricorda che il premier è stato eletto assieme al presidente della Camera da circa 13 milioni di elettori che quindi “hanno il dovere di andare d’accordo”. “Credo che tutti ci stiano lavorando – ha osservato Bocchino – tranne qualche falco che pensa sia meglio la rottura ma credo che si tratti di poche persone isolate. Tutti stanno lavorando affinché si risolvano i problemi”, in riferimento a quella parte della sinistra che ha fatto divorziare il Cavaliere prima dalla moglie e ora da Fini.
“Credo che Fini e Berlusconi si debbano chiarire, – ha sottolineato Bocchino – che Berlusconi debba chiarire se vuole il voto anticipato, se vuole fare le riforme e Fini deve chiarire quello che di cui io sono certo: la sua assoluta lealtà al progetto del Pdl e a Silvio Berlusconi, anche dinanzi agli attacchi che ci sono da parte della magistratura. Così il Pdl potrà rilanciarsi. Noi non ipotizziamo nessuna rottura. Ma se ci fosse una rottura, dipende poi su che cosa. E’ chiaro che se ci fosse perché, come qualche falco di Berlusconi dice bisogna cacciare Fini dal partito, un certo numero di parlamentari seguirebbe il presidente della Camera. Altro discorso è se Fini facesse delle scelte di tipo diverso. Nel qual caso sarebbero molti di meno. Dico però che sbaglia chi sottovaluta Fini, perché con i suoi numeri è determinante in Parlamento per la prosecuzione della legislatura”, conclude il vicecapogruppo del Pdl.